Secondo il Financial Times, che lancia così un nuovo allarme legato alla tutela della privacy per il colosso del web, Facebook sta lavorando con una compagnia che si occupa di raccolta ed analisi dati, la Datalogix, con l’obiettivo di monitorare i comportamenti dei suoi utenti in relazione allepubblicità presenti sul portale del social network. Questa specie di “grande fratello” orchestrata da Facebook non si limiterebbe infatti solo a verificare se gli utenti clicchino o meno sui banner pubblicitari, ma verificherebbe anche se, una volta raggiunto il sito dell’inserzionista, procedano o meno ad effettuare gli acquisti.
Una pratica, prosegue il famoso quotidiano inglese, che incrementa fortemente le preoccupazioni legate alla tutela delle informazioni personali. Anche perché, secondo quanto riportato, il monitoraggio consisterebbe in un incrocio di dati tra gli account Facebook, gli indirizzi email, le carte fedeltà dei grandi negozi o le adesioni a programmi a premi.
Facebook ha ammesso di pagare Datalogix per il “data-matching”: il risultato è stato, dal punto di vista dell’azienda di Mark Zuckerberg, molto lusinghiero: per ogni euro speso in pubblicità sulla piattaforma del social network, se ne guadagnano 3 in vendite.
Facebook infatti, con il suo miliardo di account attivi, ben 955 milioni a giugno 2012, rappresenta un gigantesco database composto da informazioni personali sugli utenti, gusti, desideri, abitudini e modalità di interazione con i relativi contatti.
Tutti dati che presi singolarmente possono sembrare quasi insignificanti, ma capaci di fornire un quadro preciso se analizzati nel loro insieme. Qualche giorno fa è stato anche lanciato un nuovo tool dal motore di ricerca Wolfram Alpha, un’applicazione utile ad analizzare tutto ciò che viene svolto sulla celeberrima piattaforma creata da Mark Zuckerberg.
Decine di sezioni in cui scovare informazioni dettagliate su di sé e in merito ai propri amici, alla loro distribuzione geografica, all’età media, alle immagini pubblicate, ai click sul pulsante “Mi piace”, ai messaggi inviati e al tipo di messaggi pubblicitari cliccati.