In pratica, per una settimana, i ricercatori hanno manipolato l’algoritmo che gestisce la visualizzazione degli aggiornamenti dei contatti nascondendo le immagini e le parole associate a stati d’animo negativi oppure quelle legate a stati d’animo positivi e analizzando le reazioni degli utenti.
Il risultato? Gli utenti sono molto influenzati dai contenuti che visualizzano sulla propria pagina e notizie negative portano la persona a condividere a sua volta emozioni negative. Se invece sono gli stati d’animo positivi a prevalere, la persona reagirà seguendo questo flusso positivo.
Le reazioni sono state immediate e globali: c’è chi ha definito l’esperimento “terrificante” e c’è anche chi, come l’Information Commissioner’s Office (Ico) britannico, ha aperto una indagine per capire se siano stati manipolati i dati personali degli iscritti al social network.
È più che un problema di privacy. Paolo Attivissimo, esperto informatico, dichiarava in un’intervista di giugno a proposito dello scandalo Prism: “ora sappiamo con certezza che tutto quello che abbiamo fatto su Google, Facebook, Skype, Microsoft, eccetera, è registrato e conservato in qualche immenso archivio americano”. Non solo: “oggi sappiamo che è più facile intercettare le persone e che tutta la nostra vita online è ben schedata”, continua Attivissimo. “Dobbiamo imparare a convivere con questa situazione”.
Nel frattempo, viste le critiche e le paure sollevate dalla notizia di questo esperimento, la vice di Zuckerberg, Sheryl Sandberg, ha dichiarato alla stampa che “l’esperimento è stato mal comunicato”. Le scuse, però, arrivano solo per questa cattiva comunicazione.
Apparentemente, infatti, il consenso a questo esperimento è contenuto nelle informazioni sul trattamento dei dati personali che ogni utente sottoscrive al momento dell’iscrizione a Facebook. Non stupisce che uno degli autori della ricerca, Adam Kramer, abbia dichiarato qualche anno fa che i dati in possesso di Facebook costituiscono il più vasto campo di ricerca nella storia del mondo”.
E se le cavie siamo noi, occorre davvero fare attenzione a tutto ciò che scegliamo di condividere, perché potrà essere usato per ben altri scopi che rimanere in contatto con i nostri amici.