Una breve considerazione metabloggistica; da qualche mese a questa parte, attraverso i media tradizionali, sento sempre più citare i blog come fonte autorevole. Qualche tempo fa Nicola Porro, incalzato da Piroso su una sua ambigua posizione, invita il conduttore di “Niente di personale”, e quindi gli spettatori della trasmissione, a leggere un articolo che aveva pubblicato sull’argomento sul suo blog, e non un editoriale sul giornale per cui lavora, come se il primo fosse più attendibile del secondo. Ieri a Ballarò viene letto uno stralcio di Nicole Minetti attribuito, impropriamente, al suo blog, e l’oggetto del post viene commentato con la stessa serietà con la quale un tempo si commentavano le lettere aperte a un giornale della sera (cit.). Ma fino a due o tre anni fa i blog (che all’epoca contavano più utenti di oggi) erano considerati solo un fenomeno giovanilistico, privi di qualsiasi valore giornalistico o letterario, ben lontani dalla narrazione alta, istituzionale; cosa ha fatto diventare i blog adulti? La risposta è senz’altro complessa, incidono alcune circostanze storiche, come le scelte di alcuni opinion leader, ad esempio Grillo, che affida alla forma blog il proprio impegno, o l’apertura al web e relativo successo dei colossi dell’informazione, che rende di fatto i blog dei “vicini di casa” di siti quali Repubblica.it o il Corriere.it, che di fatto ormai finanziano la versione cartacea, ma per me ha inciso anche il successo di Facebook. Facebook, grazie alla comodità d’uso, una sorta di piatto precotto, ha calamitato l’attività di quegli utenti che pubblicavano solo ad uso e consumo di amici e parenti, il cazzeggio spiccio, il diario elettronico, quest’ultima prima e originale definizione di blog, in questo senso Facebook ha ammazzato il blog, e contemporaneamente ne ha sancito l’autorevolezza.