Magazine Cinema
(The Social Network)
David Fincher, 2010 (USA), 120' uscita italiana: 12 novembre 2010 (in anteprima al Festival di Roma)
voto su C.C.
Dietro il marchio che ammorba le nostre vite ormai da qualche anno c'è un intreccio degno di una serie tv americana dedicata ai teenager: il prologo della storia di Facebook è infatti costellato di cause civili e liti infantili. È superfluo star qui a spiegare queste dinamiche (anche perché l'interesse per il film verrebbe sostanzialmente ridotto), basti sapere che l'ultima opera di David Fincher è tratta dal libro The Accidental Billionaires (di Ben Mezrich) e racconta le burrascose circostanze che hanno portato un paio di ragazzi con una (eccessiva) passione per il pc a diventare entrepreneur multi-milionari.
Fincher è sempre stato considerato (a ragione) uno dei più promettenti registi americani della sua generazione, e sin dai tempi di Seven si è contraddistinto per uno stile piuttosto originale oltre che per una apprezzabile cura nella scelta dei soggetti. Pur alla soglia dei cinquant'anni, con The Social Network conferma la sua capacità di essere “ggiovane” (nell'accezione cinematografica più positiva del termine) e nobilita con eclettismo una storia non del tutto convincente. Da una parte, infatti, l'intreccio è risolto in una favola moralistica, nella quale si pretende di trarre una lezione dall'esperienza di Mark Zuckerberg (interpretato da Jesse Eisenberg) il cui desiderio di revanche sociale dovuto all'amore non ricambiato per una ragazza (Rooney Mara) e all'invidia nei confronti dei successi “sociali” del suo miglior amico Eduardo (Andrew Garfield) ha rappresentato il motore immobile per l'incipit dell'intera avventura Facebook – una compagnia arrivata a valere centinaia di milioni di dollari. D'altra parte, l'intento degli autori si rivela proprio essere evidenziare questa spiazzante dicotomia tra l'esistenza reale e quella virtuale di Zuckerberg che (sin dai primissimi e frenetici istanti della pellicola) sembra in grado di sopravvivere solo nel conoscibile ed asettico mondo di Internet. In questo contesto diviene illuminante la cifra stilistica di Fincher (tornato, dopo le incertezze di Benjamin Button, su buoni livelli) e soprattutto la sua fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore Aaron Sorkin, che si concretizzano in una narrazione efficace, priva di tempi morti, nella quale c'è un continuo assecondarsi di piani temporali differenti. Purtroppo nella “cornice” costruita dagli autori si muovono attori mediocri (persino Justin Timberlake, in un ruolo fin troppo marcato da villain della situazione) scelti forse in base alla relativa somiglianza con la persona che dovevano interpretare piuttosto che per meriti artistici; l'unico a salvarsi è proprio il protagonista, Eisenberg, che vede la sua recitazione inespressiva assolutamente giustificata dal personaggio, reso ambiguo e complesso senza che sia però mai presente un vero e proprio giudizio. Pur con tutti i pregi che una realizzazione “d'autore” comporta di diritto, The Social Network non convince fino in fondo, e potrà appassionare davvero soprattutto i fondamentalisti del credo Facebook o tutti quelli (magari non più giovanissimi) che trovano rassicurante aggrapparsi agli stereotipi per ciò che riguarda il rapporto odierno tra società e Rete; ai (pochi?) altri resterà un film ben allestito, ma su pilastri che traballano.
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