Di Marta Traverso
Editoria a pagamento o no?
Oggi faccio una marchetta. O meglio, la faccio a me stessa. Non so se fare pubblicità a se stessi basti per considerarmi una prostituta dell'editoria, anche se è per una buona causa. I primi giorni di agosto Francesco Troccoli, amministratore su Facebook de Il gruppo contro l'editoria a pagamento, ha inviato un messaggio a tutti gli iscritti spiegando di dover passare il timone del suo incarico a qualcun altro, e invitando eventuali candidati a farsi avanti.Credo di aver impiegato meno di un minuto a dare la mia disponibilità. E così sono diventata amministratrice del gruppo, compito che svolgerò insieme a Linda Rando del Writer's dreamQuesto post non ha solo lo scopo di invitarvi a iscrivervi al gruppo, per sostenere questa importante battaglia di cui anche Sul Romanzo si è fatto a suo tempo paladino. Mi piacerebbe piuttosto raccontarvi qualcosa – al di là del tono formale che potrei usare nel gruppo stesso – sul perché ho scelto questa via, e magari farci una chiacchierata su un paio di punti che mi fanno particolarmente riflettere.1- Internet può davvero cambiare le cose? A volte mi chiedo se e quanti genocidi si sarebbero potuti evitare – o quantomeno ridurne la tragica portata – se Internet fosse già esistito. Se qualche ebreo coraggioso avesse potuto denunciare su Twitter i rastrellamenti delle SS, come è avvenuto e avviene tuttora durante i tumulti in Iran o in altri Paesi.In misura molto, ma molto minore (nessun libro vale una vita umana), sono convinta che forse gli scrittori che pubblicano a pagamento sarebbero molti di più se non ci fosse Internet. Se non ci fossero siti come il Writer's dream e questo blog, che spiegano che non è normale pagare per l'editing, per la stampa, per la distribuzione o per tutte e tre le cose. Neanche offrire un caffé all'editore per sdebitarsi. Parafrasando ciò che ripete spesso Linda Rando, sarebbe come dare dei soldi al nostro nuovo datore di lavoro per ringraziarlo di averti assunto. Solo che lui ti assume dopo che glieli hai dati.2- Alle ultime elezioni regionali ho seguito lo spoglio in diretta su La7, nel programma condotto da Antonello Piroso. A un certo punto lui ha mostrato due quotidiani, se non ricordo male Libero e L'Unità: nella prima pagina del primo c'era il titolo a caratteri cubitali Votiamo contro di loro!, e subito sotto le foto di esponenti del centro sinistra; nel secondo un titolo analogo e di analoghe dimensioni, con l'immagine di esponenti del centro destra. Piroso ha così commentato: Che strano, io ero sempre stato convinto che si andasse a votare per qualcosa, e non contro qualcunoIl gruppo si definisce contro l'editoria a pagamento. E su questo non ci piove. Chi si iscrive è contrario a ogni forma di contributo editoriale, e accetta di confrontare le proprie idee, ascoltare testimonianze, sensibilizzare e sensibilizzarsi su questo argomento.Benissimo, nobilissimo. Ma se tutti siamo assolutamente certi di ciò a cui siamo contrari, ci fermiamo mai a riflettere su ciò per cui siamo a favore? Sappiamo ciò che vogliamo non sia l'editoria. Ma cosa vogliamo che sia?