La quotazione di Facebook in borsa ha avuto un esito meno brillante del previsto. Scetticismo tra gli investitori istituzionali
Sono state offerte sul mercato 421,2 milioni di azioni ad un prezzo compreso tra 34 e 38 dollari per azione, superiore alla forchetta prevista a inizio maggio, quando si era parlato del range 28-34 dollari. Ma subito dopo l’avvio delle contrattazioni, il titolo è schizzato a 45 dollari, grazie agli ingenti acquisti delle azioni rivendute, ma in chiusura di seduta, lo stesso ripiegava ai massimi della forchetta, cioè a 38,23 dollari.
Il sentore generale è che la quotazione di azioni Facebook in borsa abbia avuto una partenza meno brillante del previsto, se non di un mezzo flop, e questo per effetto del forte scetticismo che
la società riscuote tra i grandi investitori. Per fare un esempio, Goldman Sachs ha venduto la metà del suo pacchetto di 23 milioni di azioni, che già deteneva nel circuito riservato. E anche altri grossi azionisti hanno preferito disfarsi di almeno buona parte del pacchetto, sulla base della seguente, quanto semplice valutazione: ai valori di chiusura di borsa di sabato 18, la società capitalizzava 104 miliardi di dollari, la metà del valore di Google.
Ma con una grossa differenza: Google capitalizza 19 volte l’utile prodotto, mentre Facebook ha un profitto pari a nemmeno un centesimo del suo valore di capitalizzazione. Infatti, nel 2011 ha chiuso con un utile di un miliardo e un fatturato di 3,7 miliardi. E il primo trimestre di quest’anno ha avuto un utile in calo del 12%, rispetto al primo trimestre dell’esercizio precedente, pur con un fatturato in crescita del 45% e utenti a +33%, a quota oltre 900 milioni.
Ora, perché mai Facebook dovrebbe potersi permettere di offrire un utile per azione pari a meno di un quinto di un’azione Google? In effetti, solo la prospettiva di un grosso potenziale potrebbe indurre il risparmiatore a investirvi i suoi quattrini oggi, ma di ciò non esiste certezza, nel senso che non si ha chiaro se gli inserzionisti pubblicitari (fonte dell’82% delle entrate di Palo Alto) saranno vogliosi di aumentare i loro investimenti in questo strumento. Si pensi che questa stessa settimana, il colosso automobilistico General Motors ha annunciato di non fare più pubblicità su Facebook, perché non sarebbe così conveniente.
Parliamo di un caso, certo, ma potrebbe essere solo l’avvisaglia di una battuta d’arresto che non giustificherebbe più il valore eccessivo con cui è stata quotata Facebook in borsa.