Cospirazionismo?
Cospirazionismo, ok. Questa volta però un po’ meno ridanciano e un po’ più inquietante. Riguarda infatti il mondo dei social network e Facebook in particolare.
Oramai anche i sassi conoscono il famoso social creato da Mark Zuckerberg nel 2004, e diffusosi presto a livello mondiale. Da allora conta 70 versioni linguistiche alternative a quella inglese e oltre un miliardo di iscritti che accedono al proprio profilo almeno una volta al mese.
Facebook è il social network più utilizzato e diffuso, quello che genera più introiti pubblicitari, nonché una delle pagine più viste al mondo, terza dopo Youtube e Google. In Italia ben 22 milioni di persone hanno un profilo Facebook, quota che corrisponde al 36% della popolazione nazionale. Siamo all’undicesimo posto nella classifica mondiale degli iscritti. I primi tre posti sono occupati rispettivamente da Stati Uniti, Indonesia e India.
Eppure su questo social ci sono tante controversie, soprattutto riguardo le violazioni della privacy. Non è poi un mistero che proprio Facebook (insieme ad altri network) sia considerato dai servizi di intelligence di mezzo mondo come un formidabile strumento di controllo.
Pensateci: il database di Facebook è forse il mezzo più pratico, spontaneo e funzionale per schedare una larghissima parte della popolazione mondiale.
I dati citati a inizio articolo sono esplicativi: quel miliardo netto di utenti attivi è un numero enorme, spaventoso. Come se non bastasse è anche ragionevole pensare che i gestori di Facebook conservino i dati di eventuali ex utenti che hanno cancellato il loro profilo, cosa che tra l’altro fino a un paio di anni fa era molto complicato fare.
Nei gruppi che si occupano di teorie del complotto circola da tempo la voce di un coinvolgimento della DARPA e della CIA nella creazione e nello sviluppo di Facebook, diversamente dalla versione abbastanza edulcorata che ci viene proposta nel film The Social Network. Del resto, a pensarci bene, questa applicazione potrebbe sappresentare il sogno utopistico di ogni agenzia statale o parastatale con manie di controllo globale.
Secondo i cospirazionisti lo stesso Zuckerberg sarebbe stato “esaltato” da una mirata politica di marketing, in modo da far passare la figura del giovane imprenditore senza particolari interessi nella politica o in ideologie specifiche.
Voci di corridoio, per carità.
Sta di fatto che alcune applicazioni, per il momento sospese, riguardanti Facebook hanno davvero qualcosa di inquietante. La più chiacchierata è la funzione di riconoscimento facciale, annunciata tempo fa dallo staff di Zuckerberg ma rimandata per palesi ed evidenti violazioni della privacy individuale.
Ciò che invece passa un po’ più inosservato, ma che risulta come dato di fatto, è la cessione spontanea e consenziente di molti dati personali degli utenti iscritti a Facebook. Non solo dati anagrafici, indirizzi e preferenze di mercato (film, libri, prodotti, hobby) bensì anche preferenze politiche, religiose, sessuali. Senza scordarsi delle foto che, vale la pena ricordarlo, possono essere riciclate in mille mode e utilizzate anche a fini ben poco legali.
Al di là delle truffe più o meno pesanti che coinvolgono il social network in questione, vorrei tornare un momento sulle sue potenzialità come “arma” di controllo globale.
Alcuni analisti ipotizzano che, col potenziamento dei computer quantistici al servizio delle agenzie di intelligence, i social network verranno utilizzati come eccezionale database statistico per prevedere eventi socio-politici a breve termine.
Spiego meglio: coi computer quantistici è possibile elaborare degli scenari su varie situazioni, guerra, crisi economiche, rivoluzioni culturali, tutto su vasta scala. Ciò che occorre fare è inserire nei loro database quanti più informazioni possibili, di modo che esse possano venire analizzate e incrociate.
Ora, pensate a quanti dati, status e commenti vengono pubblicati ogni giorno su Facebook, e pensate anche a elaboratori abbastanza potenti da esaminarli in simultanea e in tempi relativamente brevi.
Ammettendo l’esistenza di computer con una capacità di analisi pressoché infinita, basterà accedere a questa spaventosa massa di dati per prevedere cambiamenti d’opinione e di pensiero fino a sei mesi nel futuro. Con una precisione quasi assoluta.
Il che potrà dare gli elementi, per esempio, per creare a tavolino il perfetto candidato alle prossime elezioni presidenziali statunitensi.
Potrà far capire quale Papa verrà meglio accettato dai cattolici, e quali politiche simboliche dovrà seguire per farsi amare.
Potrà anche suggerire a gruppi di malintenzionati (di varia natura) quali genere di attentati potrebbero spingere l’opinione pubblica verso alcune scelte radicali. Per esempio verso il sostegno a una guerra in un paese lontano, o l’irrigidimento di leggi a favore (o contro) il possesso di armi da fuoco.
Senza dimenticare le molte notizie false spacciate per vere (in gergo si chiamano hoax) che con mirate tecniche virali possono raggiungere migliaia di utenti nel giro di pochi minuti. Per esempio presunti abusi perpetrati da una parte politica che si vuole abbattere (mai sentito parlare della Casta?), o battaglie economiche per denigrare questo o quel brand, a seconda dell’evenzienza.
Ma in fondo si tratta solo di cospirazionismo.
Vero?
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