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Linus oggi sul suo blog scrive un piccolo post sulla recente news, data da molti canali d'informazione, che il Grande Occhio, l'Occhio di Sauron, ovvero Facebook, incrementerebbe nei suoi utenti quel sentimento verde e un po' diffuso, chiamato invidia.
Da Facebook, infatti, approdo al sito di Linus. Leggo il titolo del post e, in effetti, caro Linus, un po' ti invidio. Il tuo post mi ha attirato per quel Boh finale. Mi ricorda il mio BHO. Sul tuo blog è scritto corretto, sul mio blog è un errore. Un voluto errore. Un'infrazione del codice.
Cosa c'entrerà il mio BHO con Linus e Facebook? Boh... per l'appunto!
In realtà, mi dà occasione, ancora una volta, di parlare di due cose importanti. La prima: che cos'è il mio BHO? La seconda: Perchè Bho e non Boh?
Partiamo dalla seconda: la scelta di utilizzare il naming BHO è riferita al fatto che spesso le persone iniziano le frasi o rispondono ad alcune domande con l’interiezione ‘boh’, un suono che fa parte della nostra quotidianità, che anticipa l’espressione di un pensiero ancora in via di formazione.
Volevo che il mio blog fosse un laboratorio d’idee. E, senz'altro, lo è stato. E lo è tutt'oggi, anche se, a volte, mi rendo conto che tutti (io compresa) passano più tempo a scrollare la bacheca di Facebook, che a navigare nel web, come si faceva una volta. (Mi sento così vetusta!)
Spesso penso che Facebook o Twitter, all'inizio della loro esistenza, hanno quasi spazzato via la fantastica era dei blog, quei fantastici spazi personali e collettivi dove ci si è potuti formare un'opinione, dove ci si è approdati per caso, dove sono nate collaborazioni e anche tante amicizie!
Invece, altre volte, penso che i social network hanno solo creato un modo diverso di comunicare e soprattutto di approdare ai blog. Rifletto, infatti, sull'importanza dell'esistenza dei blog ai tempi dei social network, come utili estensioni della vita quotidiana facebookiana o twitteriana. E' chiaro che stiamo parlando principalmente di vita digitale, di esistenza social, e solo secondariamente di vita reale, se a voi piace considerare vera, la realtà.
A me piace considerare la realtà, un po' come una finzione. Quindi, una surrealtà. E con questo non voglio dire certo che la vita social sia vita sociale, affatto!
Facebook e Twitter servono ad esibire certi nostri flussi interiori, ma soprattutto ad esibire la nostra realtà quotidiana, che spesso, per l'appunto, è più misera di quanto vogliamo fare e farci credere. Perché?
Perché la surrealtà non riesci a imbrigliarla, non la fotografi, non la condividi, non la trascrivi, non la liki: la surrealtà è una colla che tiene insieme tutto il tuo mondo e che te lo fa apparire come ti piace vederlo.
Strano? Confuso? Popolato?
Deserto?
Infantile?
Bello? Grigio? Azzurro? Aprite i vostri occhi e guardate chi siete...
Il mio grande BHO è questo: è ciò che vedo, che sento, che amo e che mi piace condividere ed esprimere qui, sul blog, con chi ha voglia di leggermi, con chi passa per caso, per chi fa visita inaspettatamente nel loft letterario.
Tornando brevemente al naming BHO. Invertire la posizione dell’h è stata una scelta stilistica per infrangere la regola. A riguardo del ‘boh’, ho trovato questa citazione di Pier Paolo Pasolini, autore al quale sono molto affezionata, che spiega ulteriormente la mia scelta: “Boh, frase piena di significato, con un significato incredibile, pieno di intelligenza in cui convivono modernità e tradizione per non parlare dell'utilizzo sul piano pratico e teorico”.
Quindi, caro Linus, Face-Boh? No, Meglio Face-Bho(Blog)!!!
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Manuela Raganati Bhoblog
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