Facebook potrà tenere conto di ciò a cui stai pensando

Creato il 19 dicembre 2013 da Molipier @pier78

Scritto da: Pierpaolo Molinari 19 dicembre 2013 in Facebook, Internet, Social Network, Tecnologia Inserisci un commento

La domanda che Facebook rivolge ai propri utenti potrebbe nascondere molte più insidie rispetto all’innocente apparenza che possa destare.

A cosa stai pensando?” non è solo lo spunto per indurre l’utente a riempire lo spazio con il primo pensiero che gli passi per la testa nel momento in cui sceglie di dedicare tempo al social ma potrebbe essere una fonte di informazione ancora più preziosa di ogni post pubblicato.

Riuscire a sapere ciò a cui l’utente stia pensando sarebbe, per la società di Zuckerberg, una fonte di informazioni preziosissime a cui praticamente nessuno potrebbe avere accesso. Naturalmente non è che Facebook possa entrare nella mente di ogni utente e carpirne i pensieri. Però potrebbe essere in grado di ottenere quella che viene definita “autocensura last minute“.

Vi faccio un piccolo esempio, sperando che la memoria mi sia d’aiuto. Anni fa esisteva (forse esiste ancora) un servizio di messaggistica tipo Messenger, ICQ realizzato dalla compagnia Mirabilis. Tra le varie opzioni di chat esisteva la lavagna in cui la schermata veniva divisa in due parti, ognuna destinata ad ogni interlocutore e si poteva leggere, in tempo reale, ciò che veniva digitato dall’altra parte.

Ai tempi sembrava una trovata eccezionale ma in seguito, forse per via dei troppi problemi causati, è stato soppresso. Immaginate che stiate chattando con un vostro contatto e, per una battuta o qualsiavoglia motivo, vogliate mandarlo a quel paese. Ora, con i nuovi sistemi di comunicazione tipo Whatsapp, WeChat o Skype, chi sta dall’altra parte vede che voi state scrivendo ma non sa cosa per cui avete la facoltà di scrivere il messaggio come vi pare e poi modificarlo, correggerlo, sistemarlo per farlo arrivare proprio come volete. In quel caso invece, se aveste scritto “Ma va’ a quel paese“, l’altra persona avrebbe letto per intero ogni vostra digitazione, cancellazione, correzione anche se alla fine aveste cambiato idea. Terrificante, vero?

Ecco, Facebook potrebbe sfruttare questa tattica per capire ciò a cui ogni utente stia pensando e mettere in relazione l’autocensura alla rete di contatti per capire quali siano le motivazioni che portino l’utente a ripensarci e correggere. Ma avere l’idea della prima battitura, potrebbe avere anche un risvolto commerciale.

Secondo recenti studi, sulla base di quasi 4 milioni di utenti, è risultato che sette su dieci applicano l’autocensura ai propri post. Ma il dato statistico potrebbe non essere sufficiente perché non è messo in relazione con la permanenza sulla pagina di Facebook. Per cui, potenzialmente, tutti gli utenti potrebbero applicare questo meccanismo.

L’autocensura, sempre potenzialmente, è un danno per il social network perché non potrebbe monetizzare i post pubblicati, da qui deriva l’intenzione di poter salvare in qualche modo anche le frasi scritte e poi cancellate. Qualcuno sostiene che non sia possibile ma la dimostrazione del contrario arriva dall’esempio riportato sopra. Sarebbe una violazione della privacy ma le regole di Facebook sono abbastanza vaghe da poter confondere le idee e consentire la raccolta dei semplici pensieri.

Si aprono, a questo punto, scenari apocalittici soprattutto se messi in relazione con i recenti scandali del Datagate e l’intrusione dei servizi segreti nelle banche date di siti, compagnie telefoniche e social network. Se i “pensieri” non pubblicati fossero comunque registrati e fossero accessibili agli organi di sicurezza, sarebbe un disastro.

Come difendersi? Semplicemente mantenendo i pensieri come tali, senza scriverli o digitarli su spazi che appaiono “nostri” ma che invece sono alla portata di occhi indiscreti.

Facebook Internet social network 2013-12-19

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