18 settembre 2013 Lascia un commento

Mi serviva distinguere il valore intrinseco del suo lavoro, dal giudizio entusiastico di chi parla per sentito dire o meglio di chi ha da mantenere connivenze e coincidenze. Ad ogni buon conto la ricerca continua e "Factory girl" e’ un tassello da aggiungere al quadro complessivo.
Il protagonista non e’ Warhol seppur egli sia l’ovvia controparte della vicenda.
Biopic dedicato a Edie Sedgwick. ricchissima ereditiera che trasferitasi a New York, entro’ a far parte della Factory e di tutto quanto il suo rutilante mondo. Ragazza disturbata, ovviamente le ragioni del suo ricovero in casa di cura non concordano, certo non le fu difficile cadere a piu’ pari nella droga che in breve la distrusse, non senza essersi resa protagonista delle notti e dell’arte newyorkese nella seconda meta’ degli anni ’60.
Film questo che ebbe molti problemi di distribuzione e legali, molti paletti piantati dai protagonisti dell’epoca.
Bob Dylan l’eroe buono, caro che non ci sta a passare per cio’ che era, un pezzo di plastica come tutti gli altri e solo coprendolo col romanzato e presunto, gli si salva la faccia..
Strano a dirsi ma chi ne esce meglio e’ proprio Warhol, interpretato da un superbo Guy Pearce a cui andrebbero una volta per tutte tributati i giusti onori mentre la brava Sienna Miller da’ corpo – e che corpo – a Edie, confermando in fondo che, a prescindere dalla vera causa dei suoi problemi, non poteva sopravvivere a se’ stessa.
Regia veloce ed essenziale, Hickenlooper praticamente non si fa notare e non e’ per forza un male per una pellicola che in fondo ha la pretesa di introdurre non di spiegare. E’ mancato il coraggio di fare nomi e cognomi, mostrare i fatti nudi e crudi e il prezzo pagato e’ l’anonimato di un film che gia’ sta sparendo dalla memoria.
Vale comunque la pena vederlo.