“We always have to say goodbye Always have to go back to real lives But real lives are the reason why We want to live another lifeWe want to feel another time Another time Another time To feel another time”Out of this world – The Cure
Lo strappo della lattina è un rumore confortante per Luigi quando si rende conto che il silenzio è tutto quello che ha avuto finora, fino al momento prima di far passare un’unghia sotto la linguetta per riuscire a sollevarla, dita sporche di terra che riesce a marcare di nero le creste dei polpastrelli (ha provato a lavarle in tutti i modi, non va via) e da alcune ferite alle mani lacerate da ceppi insidiosi spuntati da chissà dove. Pensa Luigi, pensa di non essere libero neanche quando è solo, pensa che non lo sarà neanche quando avrà allontanato tutti dal suo mondo.
Mette la scatoletta da parte senza gettare via il liquido di mantenimento, almeno questo darà un po’ di sapore al riso bianco che mangia da settimane o forse già un mese dalla partenza, ha smesso di contare i giorni per non rimanere legato al passato e frantumarsi il cervello su ciò che avrebbe potuto essere la sua vita se avesse deciso di seguire i percorsi convenzionali dettati da altri, i genitori, l’università, i datori di lavoro, le sovrastrutture, tutti i conoscitori di ciò che può fare felice un uomo, ma cos’è che può far felice un uomo se non il rumore di una lattina di fagioli galleggianti nel proprio liquido di governo, cos’è che può rendere soddisfatto un uomo se non il dialogo con se stesso in mezzo alla natura? E se questa vita non fosse sufficiente per potersi finalmente ritenere libero? Luigi legge, e un giorno è Lo Svedese - troppo debole per reggere il peso di ciò che la figlia ha fatto esplodere nella sua vita -, e un altro l’insetto di Kafka felice del cambiamento quando si avvicina al cibo marcescente. Guarda le sue mani Luigi, le guarda mentre lo stomaco preannuncia il piatto che arriverà, poi svuota la scatola di legumi sulla massa bianca e compatta e osserva il fluido marrone scivolare sul riso.
Federico Orlando