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“Fai bei sogni”, libro di Massimo Gramellini: l’autobiografia del vicedirettore del quotidiano La Stampa

Creato il 15 aprile 2014 da Alessiamocci

“Preferisco ignorarla la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi”.

Fai bei sogni” non è un romanzo. È un’autobiografia che il vicedirettore del quotidiano “La Stampa”, Massimo Gramellini, ha voluto condividere con i lettori. Il messaggio che ogni sofferenza sia un trauma ma anche un’occasione per evolvere, sarebbe risultato troppo presuntuoso se lo avesse trasmesso in veste di giornalista.

La classica predica di un uomo privilegiato. Egli ha così deciso di rendere una testimonianza di cosa voglia dire vivere con un handicap psicologico e tentare di supplirvi per tutta la vita. Il libro, edito da Longanesi in prima edizione nel marzo 2012, inizia e finisce, alla distanza di 40 anni, la mattina del 31 dicembre ed è ambientato a Torino.

Un lasso di tempo lunghissimo, che serve a Massimo per elaborare il lutto della morte della madre, e venire a conoscenza di un segreto che gli è stato celato dal padre, dai parenti e dagli amici. A soli 9 anni egli perde la mamma e cresce diventando un adulto angosciato dal timore di vivere.

Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa di indefinito. Così mi sentivo io. Non avevo saputo trattenerla”.

È il pensiero di Gramellini bambino, circa il tragico evento che egli vive colpevolizzando se stesso per non aver saputo capire, e al tempo stesso, chiedendosi perché la madre lo abbia abbandonato, e se lei lo avesse mai veramente amato. Massimo cresce avvertendo il peso della sua solitudine e il senso della sua inadeguatezza.

Camminando con i talloni sollevati e lo sguardo basso, perché il cielo lo spaventa. Piantare i piedi bene a terra e radicarsi alla vita lo terrorizza. La verità è la vera protagonista della storia, e il lungo travaglio interiore di Massimo per riuscire a conquistarla, diventa il viaggio che tutti noi dobbiamo intraprendere prima o poi nella vita.

Perché come dice l’autore, tutti abbiamo perso qualcuno o qualcosa. La realtà fa paura. Quando la vita delude, per salvarsi dalla sofferenza l’essere umano si condanna a non provare più nulla. Si pensa di essere felici solo se si è amati, mentre invece si scopre che la vera felicità consiste nell’amare.

E così, Massimo Gramellini, 40 anni dopo quel tragico evento, è pronto a perdonare quella madre giovane e bionda, i cui capelli profumavano di buono, che mentre gli rimboccava le coperte, gli augurava sempre “Fai bei sogni, piccolino”. Far pace e accettare il passato, vuol dire per l’autore tornare a vivere.

Perché quello che fa la differenza è la consapevolezza. Illuminante diventa la frase di Eric Hoffer, scrittore e filosofo statunitense, che Gramellini riporta all’inizio dell’opera. “Molto più importante di quello che sappiamo è quello che non vogliamo sapere”.

 

Written by Cristina Biolcati

 


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