Un nuovo estensivo incontro con l'FPS tattico di Ubisoft
L'armatura del cavallo di Oblivion, le mappe di Call of Duty. Sono tra i casi più paradigmatici a cui si fa risalire l'affermazione dei DLC come parte ormai integrante, inevitabile e placidamente accettata della pianificazione, lo sviluppo e la commercializzazione della stragrande maggioranza dei titoli che arrivano sul mercato. Uno status quo in cui, di fatto, sono sostanzialmente riscritti i diritti dei consumatori di videogiochi attraverso pratiche molto diverse tra loro, talvolta piuttosto "creative" e subdole, accomunate dall'obiettivo di garantire sempre più controllo da parte dei publisher sui contenuti e le modalità di fruizione dei loro prodotti, anche in netto contrasto con abitudini che si davano da acquisite in maniera inalienabile, legate da sempre a caratteristiche naturali del medium.
Ma qualcosa è cominciato a cambiare. Quando? Nel momento in cui certi produttori hanno notato che la cosa gli si poteva ritorcere contro come un boomerang, ovviamente. È il caso degli sparatutto online, dove dopo una lunga strada lastricata delle tombe di tante community morte precocemente, gli stessi produttori si son accorti che frazionare l'utenza, erigendo un muro tra chi poteva giocare a delle nuove mappe e chi non, faceva male all'appetibilità sul lungo periodo, rivoltandosi contro i loro stessi interessi. E così alcuni hanno fatto saggiamente retro-front, come Guerrilla e 343 Industries con gli ultimi episodi Killzone e Halo, mentre altri, come Respawn nel caso di Titanfall, hanno effettuato in corsa una goffa ma comunque apprezzatissima inversione a U. Un trend positivo a cui prossimamente si allineerà anche Ubisoft, con Rainbow Six: Siege. Durante un evento stampa tenutosi recentemente a Londra, il colosso francese si è infatti detto intenzionato a supportare massicciamente la vita del suo sparatutto tattico, introducendo nuovi contenuti e soprattutto mappe che, appunto, saranno disponibili per tutti i possessori del gioco base, gratuitamente. Il tutto cercando di mantenere contemporaneamente un occhio di riguardo per il bilanciamento, proposito quest'ultimo di cui abbiamo avuto un piccolo saggio tramite alcune modifiche operate rispetto alla beta chiusasi poche settimane fa, come vedremo più sotto. Ma le novità, scoperte mettendo le mani per qualche ora su un codice piuttosto sostanzioso della versione PC, non si fermano di certo qua.twittalo! Abbiamo provato a fondo Rainbow Six: Siege in ogni sua componente, gioco in singolo compreso!
Ma allora, il single player?
È da mesi che si chiacchiera, magari anche polemicamente, circa la reale natura di Siege oltre la sua dimensione prettamente competitiva e cooperativa. Finalmente siamo potuti venire a conoscenza della verità, toccandola direttamente con mano. Ai giocatori solitari il nuovo Rainbow Six dedica infatti le Situation, una sorta di modalità allenamento, con cui prendere confidenza con i fondamentali del gameplay, le caratteristiche di certi Operatori e le particolarità delle mappe. La descrizione potrebbe far pensare a una comune schermaglia con i bot dove viene simulato un incontro multiplayer, ma la realtà è un po' più interessante. Si tratta difatti di veri e propri scenari, dotati ciascuno di un conciso preambolo filmato, volto a introdurne le caratteristiche, attraverso il briefing di Six, il boss della squadra operativa di cui facciamo parte, che ha le fattezze e la voce di Angela Bassett.
Cinque le missioni che abbiano potuto provare (e riprovare) delle undici che saranno incluse nella versione completa. Si spaziava da Tubular Assault, dove occorre individuare ed eliminare i terroristi che hanno preso sotto controllo il veicolo di Plane (una delle mappe già viste nella Closed Alpha), a Cold Zero, dove recuperare ed estrarre un ostaggio. Da Improvised Defense, dove l'ostaggio invece bisogna tenerlo sul posto, resistendo a ondate via via più incattivite di nemici, a Neutralize Offense, in cui spazzare via un gruppo di fanatici così fuori testa da non aver davvero più alcun interesse per la propria incolumità, fino a Heavily Fortified, che unisce un po' tutti i concetti espressi finora, aggiungendoci un bel carico esplosivo. Se il tipo di obiettivi non appare granché vario, la loro messa in pratica ci è parsa declinata attraverso un level design e altre variabili in grado di rendere ciascuna missione adeguatamente divertente e stimolante. Avventurarsi in una zona in cui circola un Bomber (un tipo nemico con una specialità che vi lasciamo immaginare...), decidere come procedere in passaggi tempestati di cariche alla nitroglicerina o valutare dove piazzare una trappola, anche in ottica del probabile punto di entrata di un terrorista dotato di scudo, son semplici esempi di situazioni in cui si possono esprimere tanti piccoli ma determinanti profili tattici di azione. Quest'ultime, poi, possono essere ulteriormente rilette a seconda dell'Operativo eventualmente assegnato, perché poter contare sulle granate EMP di Thatcher con cui disinnescare a distanza certi ordigni, infiltrarsi con il fucile silenziato dotato di doppia ottica (à la Modern Warfare 3 e Battlefield 4) di Glaz o applicare trappole-esca a porte e finestre con Kapkan, può fare tutta la differenza del mondo, in svariati frangenti. Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, il grosso delle sfumature che intercorrono tra due estremi come alcune manovre di aggiramento finalizzate a cogliere alle spalle davvero sorprendenti e qualche indecisione al limite del bug disfunzionale, ci sono parse tendere, nel complesso, verso tinte convincenti e in grado di dare adeguato filo da torcere. Il fatto che le Situation assegnino punti esperienza condivisi con le altre modalità, contribuendo alla progressione generale, che presentino diversi obiettivi opzionali tramite cui ottenerne extra e che si possano affrontare a diversi livelli di difficoltà, infine, le rende particolarmente propense ad essere giocate e rigiocate ancora, anche una volta esaurita la loro funzione più strettamente propedeutica. Tom Clancy's Rainbow Six: Siege - Long PlayBrutalità tattica
Un discorso simile, ma con un appeal decisamente superiore per il fatto che entra in gioco il nugolo di fattori derivanti dal coordinarsi con compagni in carne e ossa, vale anche per la già nota modalità cooperativa Terrorist Hunt, di cui a Londra abbiamo potuto approfondire la conoscenza. Cinque le mappe su cui ci siamo cimentati (Kanal, Oregon, Club House, Chalet e la già citata Plane), in Terrohunt Classic e Defuse the Bomb, di giorno o di notte e spizzicando a piacere tra i venti Operativi del gioco completo, tutti sbloccati nella build a nostra disposizione.
Oltre a quelli citati nel paragrafo precedente, i volti in più rispetto a quelli apparsi in beta erano quelli dell'Attaccante Ash (una ragazza dotata di un "missile" grazie a cui fare breccia a distanza) e i Difensori Castle (in grado di erigere barricate più resistenti della norma) e Tachanka (che può dispiegare una postazione mitragliatrice), con quest'ultimo che di primo acchito ci è parso quello più particolare e in grado di farsi sentire maggiormente nella diversificazione del teamplay. Le ambientazioni appena nominate sono quelle dove abbiamo giocato anche la modalità principe, il Multiplayer, dividendoci tra Deathmatch e Defuse the Bomb. Sebbene non così esigente e gratificante come un Counter-Strike in termini di abilità nuda e cruda (giusto per mettere le cose in prospettiva, specie con riferimento all'ambito PC), in questa veste il titolo Ubisoft pare comunque avere le qualità per offrire parecchio divertimento, per mesi e mesi, e, perché no, riuscire nell'intento di ritagliarsi un posto al sole in ambito competitivo. Concentrazione, rigore esecutivo, acume tattico e predisposizione alla coordinazione sono tutte doti che Siege sa titillare in maniera appagante e con solide prospettive a lungo termine. Senza considerare il jolly personalità: grazie al fattore distruttività, al "look and feel" generale e all'ottimo design audio, il gioco sa offrire un'esperienza tesa e brutale che ha praticamente dell'unico nel panorama attuale. Sì, anche considerando le analogie e probabilmente le ispirazioni dirette tratte dagli sparatutto DICE, mettendole in una giusta prospettiva di confronto "1:1" con le modalità più raccolte e concise di Hardline con cui Battlefield recentemente ha cercato far breccia nell'e-sport. Da segnalare alcuni cambiamenti notati rispetto alla beta, come un depotenziamento degli Operativi dotati di scudo balistico (Montagne, Blitz e Fuze), apparentemente equo, e l'introduzione di un tempo di "cooldown" per i salti con il drone, per renderlo probabilmente più facile da prendere di mira, francamente evitabile. Per tirare le somme, questo nuovo incontro con Rainbow Six: Siege ci ha confermato quanto appaia azzeccato e ricco di potenziale il ritorno a nuova vita di un brand storico che ha seriamente rischiato di finire nell'oblio. Con ogni probabilità il nostro prossimo appuntamento sarà in occasione della recensione, dove oltre alla bontà del pacchetto completo e del bilanciamento di partenza, il titolo Ubisoft dovrà affrontare una della prove più difficili, riguardo cui a Londra giocando in LAN non abbiamo potuto avere il minimo indizio: dimostrare che dalla beta sono stati compiuti dei concreti passi da gigante in fatto di velocità e stabilità del matchmaking, aspetti davvero cruciali per uno sparatutto multiplayer e che si erano presentati con un biglietto da visita a dir poco imbarazzante, tanto su PC che su console.