Fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso (1977, per la precisione), un saggio spartiacque divideva il mondo degli adulti da quello dei minori e, per estensione, il mondo della coppia di coniugi da quello della coppia genitoriale.
Tale formidabile termoregolatore delle relazioni famigliari era il noto Carosello, rituale che accompagnava i piccoli tra le braccia di Morfeo e concedeva ai grandi di massimizzare, in quelle ore, le loro libertà individuali e di coppia.
Tale sana consuetudine ha avuto poi una sua eco anche negli anni immediatamente successivi, pur in assenza del simbolo Carosello, per effetto di una programmazione dei palinsesti televisivi che, seguendo la medesima logica pedagogica, interrompeva, a una sana ora, i programmi più specifici per i minori.
Si trattò, tuttavia, di una breve coda poiché, sempre (non a caso) nel 1977, assistiamo all'avvento delle televisioni commerciali e all'inizio di una lotta senza quartiere con il servizio pubblico per annettersi spettatori e conseguenti fette di mercato pubblicitario.
È in quel momento che saltano tutti gli schemi e, complice una modificazione più generale dei costumi (per non imputare tutte le colpe alla televisione, che -semmai- è solo il catalizzatore di mutamenti più complessi), anche il minore viene assorbito nei riti della prima, quando non della seconda serata.
L'esperienza pratica delle tante famiglie che incontriamo nei nostri centri terapeutici è, in questo senso, emblematica, tanto che un'ispezione sul funzionamento dell'attività notturna dei bambini è diventata, a differenza del passato, una necessaria consuetudine.
Negli ultimi anni poi, all'effetto ipnotico/seduttivo delle decine di programmi serali adatti ai più piccoli, si deve inoltre aggiungere la "maledizione" degli smartphone, dei tablet o, comunque, dei videogiochi che, strumenti preziosissimi e dalle enormi potenzialità, rischiano di emanare solo i loro effetti nefasti, devastando le nuove generazioni (avremo modo di parlarne nei prossimi post).
Insomma, in un modo o nell'altro, i pretesti per varcare il confine del Carosello, sono sempre più numerosi e la faretra dei minori sempre più colma di frecce da lanciare contro una genitorialità quasi totalmente remissiva e disarmata, disposta a tutto (o quasi) pur di non fare la necessaria fatica che il ruolo educativo impone.
Le conseguenze di tale cambiamento si manifestano, in modi più o meno deleteri, in vari ambiti che qui non abbiamo il tempo di approfondire -come il progressivo deperimento della coppia coniugale a favore della coppia genitoriale (per altro con risultati più che controproducenti, anche a livello genitoriale), o come la confusione dei ruoli tra educatore ed educando -ne parliamo nei nostri blog sull'amore di coppia (www.amoreciao.eu) e sulle terapie del linguaggio e delle relazioni (www.logopaideia.com)
In questo spazio dedicato alla neuropedagogia, ci importa invece riflettere sui tanti bambini e ragazzini che finiscono col fare, ora più ora meno, la stessa vita de genitori, con una dannosa riduzione del sonno, dato che hanno bisogno di dormire ben più che un adulto e che, quando non avviene, problematiche di apprendimento, salute e comportamento aumentano esponenzialmente.
Non si tratta solo dei più noti disturbi della memoria, dell’attenzione e, a volte, della cosiddetta iperattività, che la privazione di sonno aumenta a dismisura e che già dovrebbero bastare a dissuadere i genitori dal cedere (o concedere) a queste dannose abitudini.
Il sonno, infatti, è correlato con importantissimi assi metabolici, sempre fondamentali e vieppiù durante l'infanzia e l'adolescenza, come, ad esempio: quelli dell'ormone della crescita (GH) e del cortisolo (responsabile della regolazione degli eventi stressogeni), che modificano i loro picchi in condizione di privazione del sonno. Così come, per fare altri esempi, la perdita del sonno altera il naturale innalzamento leptinico (un ormone proteico) notturno, impedendo un normale controllo della sazietà e incentivando il sovrappeso, quando non l'obesità, il rischio di diabete e di valori elevati di pressione arteriosa.
Dal punto di vista della correttezza scientifica, il problema non è per altro legato solo alla quantità di ore di sonno, ma anche alla qualità e persino alla loro collocazione oraria.
Le ricerche hanno, infatti, evidenziato la presenza di una sorta di orologio interno al nostro organismo che detta, tra le varie cose, il ritmo sonno-veglia nell'arco dell'intera giornata.
Secondo questi studi, il sonno del bambino e del ragazzo, per garantirne un'adeguata performance, dovrebbe essere protratto fino alle 9 del mattino. Da qui le (non sempre ascoltate) raccomandazioni che spesso do a scuole e insegnanti di non dare compiti impegnativi durante la prima ora, raccomandazioni che, tuttavia, non giustificano la quantità sempre più diffusa di studenti che, all'inizio della giornata scolastica, ancora se la dormono di bella (e non solo ad occhi aperti), condizione che denuncia, rispetto al passato, la carenza di sonno cui sono sottoposti.
Nel nostro lavoro di supporto alle famiglie sono anni che denunciamo i pericoli di questo fenomeno, operando affinché i bambini tornino a riempire le loro giornate delle ore di sonno necessarie al loro benessere, anziché correre poi ai ripari con interventi atti a cercare di tamponare le conseguenze di disagi (quando non distribuì, sindromi o patologie) che sembrano cadere da cielo e sono invece frutto di abitudini e comportamenti disfunzionali, come dimostrano i più recenti studi di epigenetica.
Ecco dunque alcune indicazioni pratiche di quanto dovrebbero dormire i bambini: da 1-2 mesi: dalle 10,5 alle 18 ore distribuite nelle 24 ore in modo irregolare (i periodi di sonno possono durare pochi minuti, come diverse ore). 3-11 mesi: dalle 12 alle 14 ore al giorno. Dai 6 mesi: i bambini iniziano a dormire 9-12 ore a notte e di giorno fanno vari (da 1 a 4) sonnellini che possono durare da 30 minuti a 2 ore. La frequenza dei sonnellini diurni diminuisce verso l'anno di età. 1-3 anni: dalle 12 alle 14 ore durante le 24 ore. Dai 18 mesi il sonnellino pomeridiano è uno solo e dura da 1 a 3 ore. Dai 3-5 anni: dalle11 alle 13 ore al giorno Dai 5 anni la maggior parte dei bambini non fa più il sonnellino pomeridiano. 5-12 anni: dalle 10 alle 11 ore a notte. Dai 13 ai 17 anni: 9-10 ore a notte. Dai 18 anni in poi: 7-8 ore a notte.
Magazine Bambini
A proposito dell'autore
Massimo Silvano Galli
11512 condivisioni
Vedi il suo profilo
Vedi il suo blog