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C’è una serie che dovete assolutamente vedere!E anche i più grandi facciano attenzione che, una volta tanto, non consiglio un telefilm adolescenziale come mio solito bensì una serie tv matura, profonda, cinematograficamente notevolissima, recitata da Dio, con delle sceneggiature a prova di bomba e insomma una roba che piacerà anche - anzi, soprattutto - ai fondamentalisti anti-teen.
Breaking Bad non prende subito. Non conquista del tutto fin dal primo episodio. O almeno, con me non è successo. Dall’inizio comunque incuriosisce e stuzzica, visto che racconta di Walt White (Bryan Cranston), un tranquillo (ma attenti perché le apparenze… sapete già come finisce la frase) professore di chimica di una cittadina americana cui un giorno viene diagnoticato un cancro e allora, come fare a pagare le costosissime cure e, soprattutto assicurare un futuro alla famiglia, proprio ora che sta per arrivargli anche la seconda figlia?Semplice: da buon chimico si mette a fare metanfetamine, per la precisione cristalli (Crystal meth), insieme a un suo ex studente tossico, Jesse Pinkman (Aaron Paul), il vostro futuro nuovo idolo e vi consiglio di seguire la serie in inglese, perché come dice “Yo, bitch!” Jesse Pinkman non lo dice nessuno e lui lo dice rivolgendosi a chiunque, un po’ come Hugo di Lost chiamava tutti “Coso”. Yo hai capito, bitch?
Un espediente narrativo curioso, quello della persona insospettabile che si mette nel campo della droga, ma che sa già di sentito, dopo L’erba di Grace, Weeds et similia. Però la forza di Breaking Bad sta nell’imprevedibilità dei suoi script, nel continuare a cambiare e a muoversi sempre, evolvendosi in maniera pazzesca tra droga, chemioterapie, sparatorie, spacciatori, routine quotidiana, e con colpi di scena e di genio davvero notevoli che faranno crescere la serie nella classifica delle vostre preferite episodio dopo episodio.Per il rapporto tra i due protagonisti, soci di attività molto diversi tra loro, e per la mutazione costante delle storie, Breaking Bad per me è il vero erede di Nip/Tuck, ma dev’essere solo una sensazione mia, visto che per atmosfera siamo proprio su due pianeti differenti. Tanto era patinato, glamour & 80s scintillante la Miami (e poi la L.A.) dei due chirurghi plastici, quanto è quieto, lenta, disperata e desertica la cittadina di Albuquerque sul confine col Messico in cui è ambientato BB. Un paesaggio tipico da profondo Sud degli Stati Uniti, ma non nel senso “hot” di True Blood.Breaking Bad è una serie che va assaporata con calma e poi a un certo punto ti prende, ti afferra e non ti lascia più andare. Come un pitone. Io ad esempio la stagione 3 me la sono bevuta in un sorso veloce, senza nemmeno accorgermene, per poi partire in tempo con la stagione 4 ora in onda negli USA su AMC (non a caso il network di altre serie strepitose come Mad Men e The Killing).
E vogliamo parlare delle interpretazioni? Qui siamo davvero over the top, roba da consegnare subito l’Emmy anzi l’Oscar a tutti, dal pazzesco protagonista Bryan Cranston al junkie show di Aaron Paul, alla M.I.L.F.ona Anna Gunn, al cognato che lavora nella DEA (agenzia americana antidroga) Dean Norris, all’esilarante avvocato dei protagonisti interpretato da un Bob Odenkirk su-bli-cazzo-me, a Giancarlo Esposito che dietro la facciata da gestore di un tipico fast-food americano detta invece le regole nel cartello della droga al confine tra USA e Messico e si rivelerà il più spietato figlio di puttana che vi capiterà di vedere in azione.
Se non l’avete mai visto: cominciate a seguirlo e non ve ne pentirete.Se l’avete visto ma magari l’avete lasciato da parte: dategli fiducia che la terza stagione è una bomba e la quarta dai primi due strepitosi episodi promette di essere er mejo der mejo.E se non vi fidate di me, fidatevi di un tranquillo, noioso professore di chimica di provincia che non farebbe mai niente di minimamente illegale e non farebbe mai del male a una mosca… sì, come no.(voto 9)
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