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Faida dei Boschi, Operazione Showdown: fermato Santo Procopio

Creato il 24 ottobre 2012 da Yellowflate @yellowflate

faida dei boschiContinua la guerra all’ndrangheta. Si conclude l’operazione  “Showdown”  iniziata a dicembre 2011 contro la  cosca Sia – Procopio – Tripodi operante tra Soverato, Vibo Valentia e Serra San Bruno.  Le cosche collaborerebbero con quella di  Vallelunga di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia.

Showdown aveva portato all’arresto di ben 14 persone con l’accusa di operare in modo mafioso, il lavoro delle forze dell’ordine erano persino arrivati al blocco ed il sequestro dei beni tra cui rapporti bancari, beni mobili ed immobili, attività economiche ed un villaggio turistico composto da oltre 200 unità abitative, per un valore complessivo stimato in circa 30 milioni di euro.
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L’operazione Showdown è partita con una presunta scomparsa per “lupara bianca” di Giuseppe Todaro.  Dopo la morte del Todaro probabilmente si sono scoperti i vari ruoli all’interno del locale si Soverato operativo dal 2002 nei comuni di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro. 

In questo modo le cosche potevano controllare diversi aspetti dell’economia del Soveratese dai boschi al turismo passando ovviamente al mercato della droga.

Showdown prosegue ed in breve diventa Showdown due  che aveva visti impegnati gli uomini del Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Soverato, in sinergia col Nucleo investigativo di Catanzaro e i Cacciatori del Goc di Vibo Valentia, che avevano notificato 15 ordinanze di custodia cautelare, tra cui c’era appunto quella di Santo Procopio, nell’ambito dell’operazione “Showdown 2″ continuando così il percorso iniziato a dicembre che già aveva portato all’arresto di elementi di spicco della locale di ‘ndrangheta “Sia-Tripodi-Procopio” operante nel comprensorio soveratese.

Santo Procopio, fermato il 24 ottobre, nel giugno 2010, rimase ferito in maniera grave in un agguato a Brognaturo (Vibo Valentia) nel quale fu ucciso Salvatore Vallelunga, fratello del boss Damiano. L’agguato si inserisce nella cosiddetta faida dei boschi
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