In provincia di Rimini è stato avviato un progetto vincente per sensibilizzarealla correttezza dentro e fuori dal campo, invitando i genitori di Pulcini ed Esordienti a sedere in panchina al fianco della squadra.
Una partita di calcio vissuta dal campo o dalla panchina non è mai come la si vede tifando da sugli spalti, e lo sanno bene i veri protagonisti del gioco, calciatori e allenatori. Per questo la Delegazione Provinciale di Rimini ha voluto coinvolgere le sue Società nell’innovativo progetto “Genitori in panchina”. Come dice il nome stesso, a turno un genitore di squadre Pulcini ed Esordienti ha avuto l’opportunità di sedere insieme al mister, ai dirigenti e naturalmente ai piccoli calciatori per vivere la partita “dall’interno" e comprendere quelle dinamiche di gioco che vengono troppo spesso inopportunamente messe in dubbio quando si siede in tribuna. Non è purtroppo raro infatti, anche a livello di calcio giovanile, assistere a spiacevoli episodi proprio da parte di quegli adulti che dovrebbero rappresentare, agli occhi del bambino, la figura di educatore per eccellenza: commenti e insulti fuori luogo urlati all’indirizzo dei piccoli avversari, del tecnico e naturalmente degli arbitri, incitazioni a gesti scorretti e nei casi più estremi persino accenni di rissa fra genitori di squadre contrapposte sono infatti tristemente frequenti. L'iniziativa ha avuto l’obiettivo di promuovere un più positivo coinvolgimento delle famiglie nella crescita dei giovani atleti, cercando di far capire come la partita, al di la del risultato, altro non è che la fase conclusiva del processo educativo che le Società, nella figura degli allenatori, sviluppano con i bambini giorno dopo giorno attraverso l'allenamento sul campo, ma non solo. In un momento in cui, a partire dai professionisti, si parla molto di Fair play, tessere del tifoso e stadi “senza barriere”, per riscoprire i veri valori dello sport è necessario innanzitutto rieducare al rispetto reciproco e alla tolleranza a partire proprio dai genitori per sviluppare una forma di partecipazione "intelligente" all'appuntamento calcistico. Per i promotori, invitare in panchina le mamme e i papà dei piccoli calciatori ha immediatamente dato riscontri positivi: "A quasi due mesi dal via del progetto hanno partecipato una ventina delle nostre Società - afferma Giordano Giacomini - e alla soddisfazione della Delegazione dobbiamo aggiungere la gratificazione di dirigenti e istruttori, che hanno finalmente avuto la possibilità di mostrare qual è il loro approccio alla gara.” E gli stessi genitori sembrano aver in un certo senso “imparato la lezione”: una volta ritornati al loro posto abituale, in molti dei casi hanno infatti immediatamente coinvolto tutti gli altri presenti invitandoli a seguire la partita senza farsi sopraffare dall’agonismo o dall’ansia di vittoria, onorando il vero spirito del gioco “è un primo passo - prosegue Stefano Mussoni - ma siamo convinti che solo lavorando sulle famiglie, creando una cultura dello sport che aiuti i giovani a crescere nel rispetto delle regole e degli avversari, accettando le sconfitte ed esultando per le vittorie daremo un contributo di notevole spessore per migliore tutto il Movimento fin dalla base.”
Contributi > mamme in campo
Imparare dai nostri ragazzi
Alla ASD Colonnella Rimini sono state le mamme a scendere in panchina al fianco dei figli durante un'esibizione della categoria Pulcini. Queste le parole di Francesca, mamma di Nicolas: “è stata un'esperienza interessante e molto positiva non solo per noi adulti, ma credo anche per gli stessi bambini, perché hanno potuto rendersi conto di quanto i genitori vivano con trasporto e partecipazione la partita. Credo sia stato anche un bel modo per infondere sicurezza ai nostri figli per il prosieguo della loro formazione, non solo sportiva.” Donatella, mamma di Alberto, aggiunge: “Posso dire di aver vissuto in prima persona un momento educativo, perchè stando in panchina ho preso coscienza degli sforzi costanti dell'allenatore nel disciplinare ed organizzare un gruppo di giovani calciatori, non solo per ottenere la massima attenzione al gioco, ma anche per abituare ogni bambino a giocare in funzione del gruppo e non a titolo personale.Ho apprezzato anche la scelta di far giocare a turno tutti quanti , anche se talvolta a scapito del risultato, perchè alla fine dobbiamo essere consapevoli che è il divertimento a dover prevalere sull’agonismo.” Spazio poi anche ad un pizzico di autocritica: “Stando a vicino alla squadra - ha ammesso mamma Francesca - ci siamo rese conto dell’impatto che hanno sui piccoli in campo gli umori dei genitori e del pubblico che commenta dalla tribuna e abbiamo capito che certi nostri comportamenti sono tutt'altro che educativi, perchè tolgono serenità ad un appuntamento sportivo che per i bambini, ma anche per i grandi, dovrebbe essere vissuto ogni volta come un momento per divertirsi insieme più che una competizione.”
Focus su > il caso
Divertirsi insieme prima di tutto
Dicembre 2009: durante una partita, o meglio "un'esibizione" della categoria Pulcini fra Affico e Firenze Sud, improvvisamente qualcuno fra i parenti dei piccoli calciatori incita platealmente un bambino ad “entrare duro” sulle gambe del diretto avversario. Sulla piccola tribuna si scatena il finimondo: l’autore del gesto è immediatamente apostrofato dalle famiglie della squadra avversaria e la situazione degenera arrivando quasi al contatto fisico. A questo punto i giovani sportivi del Firenze Sud, turbati dal pessimo spettacolo offerto dai propri “sostenitori”, decidono su consiglio dell’istruttore di ritirarsi dalla partita e smettono di giocare.
Le grida dei litiganti sono allora coperte dagli applausi dei presenti per il gesto dei piccoli calciatori in una gara che, per la Federazione, non è neppure da considerarsi una partita ufficiale, ma piuttosto un importante momento di gioco e divertimento collettivo per avvicinare i bambini, classe 2001, allo sport più bello del mondo.
"Il nostro Responsabile di Scuola Calcio, Giovannelli, ha fatto più che bene a ritirare i ragazzi visto quello che stava succedendo ai lati del campo - ha sottolineato il vicepresidente del Firenze Sud, Gori - e anche i dirigenti dell’Affico hanno immediatamente compreso il valore di questo gesto”. Non bisogna dimenticare infatti l'importanza che lo spirito di aggregazione ed il Fair play ricoprono per i piccoli calciatori durante il periodo dell'Attività di Base, in cui lo stesso regolamento prevede incontri cinque contro cinque, un campo di dimensioni ridotte con un dirigente della Società ospitante a far da arbitro e tre tempi da quindici minuti ciascuno per dare a tutti la possibilità di scendere in campo. Inoltre se il divario tra le due squadre supera le tre reti, chi è in svantaggio ha diritto ad inserire un giocatore in più. Segnali importanti che dovrebbero aiutare tutti, come già fanno i ragazzi in campo, a vivere lo sport come momento di aggregazione fra persone che condividono la passione per il calcio, senza eccessi ne fanatismi.
Fonte: Il Calcio Illustrato