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Fallout: Shelter – Benvenuti nel Mondo di domani

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

Lo sappiamo. Comprendiamo bene quella sensazione che prende la bocca dello stomaco, provocando reazioni incontrollate di giubilo ed esaltazioni estatiche. L’annuncio ufficiale del nuovo capitolo della serie post apocalittica firmata Bethesda ha fatto proprio questo svolgendo a dovere il proprio lavoro, nonostante qualche iniziale critica mossa al comparto grafico da parte di un pubblico sempre più viziato. Sembra, comunque, che la conferenza E3 sia riuscita ancora una volta a metterci l’acquolina in bocca ed a dissipare – per il momento – alcuni dubbi sorti dopo il primissimo trailer. Checché se ne dica, noi lo aspettiamo con ansia e (qui) potete leggere la nostra anteprima, aspettando novembre. C’è qualcosa d’altro, però, che può alleviare la spasmodica attesa per Fallout 4 in questa pazza stagione uggiosa e viene direttamente da Bethesda. La software house non sembra infatti esser rimasta inerte, gettandosi addirittura nel mare magnum delle applicazioni mobile, con un progetto free to play che si affranca con decisione dalla filosofia “companion” (ovvero l’applicazione subordinata all’esistenza di un gioco principale) per andare ben oltre proponendoci, a sorpresa, un gestionale solido, completo e di tutto rispetto rivolto, questa volta, verso “l’interno” e vedremo subito perché. Una applicazione, insomma, che potenzialmente può fare le scarpe a quanto presentato, sempre in ambito mobile, nella disastrosa parte centrale della conferenza di EA. Dopo un bel po’ di ore trascorse nelle sicure viscere della montagna possiamo uscire dal vault e raccontarvi le nostre impressioni alla luce (radioattiva) del sole.

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DURA LA VITA DEL SOPRINTENDENTE

Come avrete certamente intuito, in Fallout: Shelter non percorreremo i pericolosi sentieri che costellano ciò che resta del mondo esterno bensì, in qualità di soprintendenti freschi di nomina, il nostro precipuo compito sarà quello di gestire un Vault, per assicurare la sopravvivenza e la felicità dei sopravvissuti che busseranno alla nostra porta blindata in cerca di un rifugio sicuro. Il compito, all’apparenza, può sembrare molto semplice e privo di particolari attrattive per assicurare che il giocatore si dedichi all’applicazione con costanza, magari senza sborsare un centesimo. Così, almeno, ci ha sempre insegnato la pletora di free to play mobile usciti negli ultimi anni. Ebbene, Bethesda non manca di aggiungere alla formula gestionale, un deciso – quanto gradito – tocco ruolistico, mantenendo in buona parte inalterate le caratteristiche che siamo abituati ad associare a Fallout. Inoltre, gli sviluppatori sono riusciti a comporre una vera formula free to play, proponendo acquisti “in app” per nulla invasivi o necessari, che si mantengono dunque sul remoto sfondo della mera eventualità.

Dopo aver rinominato il Vault con il numero che più ci aggrada, l’immancabile mascotte Vault Boy ci introduce, attraverso un rapido ed essenziale tutorial, ai rudimenti del mestiere. Anzitutto, prima di poter accogliere i cittadini, bisogna assicurare il funzionamento delle strutture produttive primarie. Queste produrranno tre risorse imprescindibili per il rifugio: energia, cibo ed acqua. Una volta raggiunto un livello minimo di sostentamento, sarà possibile addentrarsi nella montagna approntando nuovi dormitori, per accogliere sempre più abitanti e, quindi, avere più manodopera al nostro servizio, così da perpetrare un circolo virtuoso di costruzione (o classico upgrade) di nuove aree, accoglienza, produzione risorse e così via. A prima vista il sistema sembra davvero elementare. Basta poco, però, per spezzare un equilibrio precario in realtà faticosamente raggiunto. Il Vault deve esser pensato infatti come un meccanismo complesso di costruzione-produzione da mantenere costantemente sincronizzato, per evitare malcontento, cali di energia o peggio, carestie. Questo soprattutto nelle fasi più avanzate, quando una popolazione sempre crescente consentirà di sbloccare nuove aree più o meno utili come medici, centri di ricerca, stazione radio, palestra, armeria e simili.

Le “stanze” sono molte e tra le più varie. Al contrario della maggior parte dei free to play, esse vengono costruite immediatamente, senza alcuna snervante attesa pagando il loro costo, manco a dirlo, in Tappi che si guadagnano con costanza nel corso del gioco. Se l’obiettivo dell’applicazione si risolvesse nella gestione del rifugio antiatomico, il ritmo riflessivo senza grandi picchi emozionali (ma soprattutto senza la possibilità di scegliere la velocità di avanzamento), la farebbe probabilmente accantonare a molti. Per fortuna i Bethesda sanno il fatto loro, riuscendo a rendere stimolante, progressiva ed abbastanza imprevedibile l’esperienza di gioco.

UNO SCARAFAGGIO MUTANTE NELLA MIA NUKA COLA!

Come anticipavamo all’inizio, Fallout: Shelter possiede una componente ruolistica che ben si amalgama con i suoi tratti gestionali. Ogni cittadino del Vault possiede dei tratti caratteristici denominati, al solito, S.P.E.C.I.A.L.; questi servono per assegnare il lavoro più consono ai loro parametri. Ciò permette non solo di renderli felici, ma anche di aumentare la produttività della stanza a cui saranno assegnati. Non solo. Gli abitanti salgono di livello in diversi modi, con conseguente boost di statistiche e punti vita, molto utili anche per fronteggiare al meglio gli imprevisti che si verificano con frequenza nel Vault. Invasioni di scarafaggi mutanti, incendi ed attacchi dei predoni provenienti dall’esterno costituiscono un bel problema ed è necessario esser sempre preparati, magari con l’ausilio di un buon equipaggiamento. Ogni cittadino possiede due slot, uno per l’arma ed uno per il vestiario, modificabili a piacere a seconda delle esigenze ma, soprattutto, a seconda di quello che abbiamo stipato nel ripostiglio.

Oltre centotrenta armi e quasi un centinaio di vestiti diversi consentono di sbizzarrirsi, anche se bisogna prima sbloccarli. Ciò può avvenire essenzialmente i due modi: anzitutto portando a termine alcuni obiettivi specifici (come raccogliere un determinato quantitativo di cibo, o potenziare stanze di un certo tipo e così via) si guadagnano cestini di latta, con alcune carte all’interno. Queste potranno rivelare Tappi extra, vestiario, armi o risorse. I cestini si possono anche comprare con denaro reale ed in questo si sostanziano gli acquisti “in app”. La seconda invece ci consente di inviare cittadini all’esterno, grazie ad una sorta di mini game in real time.  Gli esploratori vagabondano per le terre riarse e devastate (possiamo solo leggere il log di ciò che accade) accumulando esperienza e raccogliendo tutto ciò che capiterà, dai Tappi a nuovo equipaggiamento. Continueranno la loro ricerca sino a che noi non gli diremo di rientrare, portandoci ovviamente il bottino. Più si allontaneranno, più tempo ci metteranno a tornare, sempre ammesso che sopravvivano alle insidie del mondo esterno. Niente paura, per una vita che finisce, una inizia. Accoppiando, letteralmente, un maschio ed una femmina in uno stesso dormitorio, questi partiranno per la tangente, concependo un pargolo che, una volta venuto al mondo, crescerà nella sicurezza del rifugio andando ad ingrossare le fila della forza lavoro una volta adulto.

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OGNI CITTADINO, VALE!

Sotto il profilo tecnico-stilistico, come del resto per l’intera produzione, non si può eccepire granché. Lo stile cartoonesco carico che anima i cittadini riprende in toto quello utilizzato per la mascotte anni ’50 della Vault-Tec, quel Vault Boy che abbiamo citato in apertura di recensione. Cittadini indaffarati, discretamente vari e caratterizzati, con l’immancabile sorriso di plastica stampato in faccia (quando le cose vanno per il verso giusto), passano la loro vita in quel termitaio che è il Vault. Questo, sviluppandosi in profondità nelle viscere della montagna, viene reso in un pregevole spaccato in 2.5D, con una più che buona modellazione poligonale e cura per i dettagli che riempiono i vari ambienti di gioco, mentre il verde elettrico che accende i menù di gioco richiama chiaramente il Pip-Boy. Le campionature audio potevano esser più curate, ma questo è un difetto del tutto trascurabile. Le gesture da compiere, infine, sono sempre semplici ed immediate; dal trascinamento allo scorrimento del dito, sino al doppio tap. Nulla più. Disponibile son d’ora su App Store, nelle prossime settimane dovrebbe giungere anche su Android e, pare, Windows Phone.

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