Fame di terra - Riflessione a più mani
AMY - d Arte Spazio, Via Lovanio 6 – Milano
Progetto economART di Amy d Arte Spazio & Laboratorio Alchemico. Con..
Lisa van Bommel
Valentina De’ Mathà
Alberto Gianfreda
Emanuele Magri
Antonio Piga
Ri Ren
Daniele Salvalai
Federico Unia
Cyryl Zakrzewski
La piattaforma ideologica economART ci introdurrà al tema della
“Permacultura” cultura permanente evoluzione della
“Permacoltura”(agricoltura permanente).
Bill Mollison scriveva: “avevo capito che l’intero sistema agricolo
mondiale non era concepito per produrre cibo, ma soldi e che la
permacultura era la vera soluzione alla fame nel mondo”.
Cos’ hanno
in comune “ALAMAR”(la rivoluzione verde cubana), IL MOVIMENTO DELLE
PATATE” di Volos (Grecia) e l’italiano GAT (gruppo acquisto terreni) per
un’ economia solidale e sostenibile?
La necessità di “ tornare alla terra”.
Queste asserzioni, alla luce del famigerato “Land Grabbing”
(appropriazione di terreno) come nuova forma di colonialismo, ci
inoltra nella tematica al centro del nostro progetto artistico “FAME DI
TERRA” di AMY-d Arte Spazio.
Ha iniziato L’Arabia Saudita con
l’acquisto di terreni in Etiopia e locazione di terreni in Zambia e in
Tanzania seguita dalla Cina sempre in cerca di risorse alimentari,
dall’India che, a parte l’Africa, rastrella in Argentina, Malesia e
Madagascar, Corea del Sud e Libia.
Questo sistema non incide
minimamente nello sviluppo dei paesi dove viene praticato, in quanto
cinesi e indiani impiegano e usano loro connazionali per il lavoro della
terra, arrivando ad usare, come nel caso della Cina, decine di migliaia
di carcerati.
I prodotti coltivati o estratti, vengono immediatamente “assimilati” dai mercati interni cinesi e indiani.
In Etiopia l’ettaro è valutato dai 3 ai 10 dollari, la Corea ne ha
acquistati 2,3 milioni di ettari, Pechino ne possiede 2,1 milioni,
l’Arabia Saudita 1,6 milioni, gli Emirati 1,3 milioni.
Nel nord del Sudan la terra è affittata a 2 / 3 dollari l’anno.
Questi sono i nuovi imperi in nome dell’agrobusiness; la terra si
svende come l’anima grazie alla “soft power “ strategia politica per la
penetrazione in Africa.
Esiste ancora in arte la capacità di un pensiero politico sociale?
Esempi come quello dell’artista Renzo Martens che con il suo lavoro
(Episode 3 Enjoy Powerty del 2009) ci ha offerto una traccia da
percorrere e un neon per vedere.
Vedere oltre come l’arte sa fare.
La selezione ha premiato i lavori di artisti che investigano la
tematica in modo sistemico tale da stabilire un dialogo tra le varie
opere e il pubblico.
La ricerca di Emanuele Magri tratta la
manipolazione genetica, le installazioni di Valentina De’ Mathà,
strutture cellulari, la simbiosi tra Uomo-Natura-Mutamento, il murales
di Federico Unia rimanda al primate, la scultura di Daniele Salvalai
alla dicotomia uomo-predatore. Lisa van Bommel con la sua Tragbare
Garden , l’artista polacco Cyryl fa una scommessa intelligente sul
futuro della Terra, Antonio Piga ci svela la dimensione famelica della
nuova colonizzazione, Alberto Gianfreda riflette sul lavoro e
territorio mentre la cinese Ren Ri assolutamente coerente con la sua
identità etnica parla della operosità nazionale, con un’alta e
invalicabile muraglia …..quella dei confini geografici.
Gli artisti
partecipanti diventano così veri guerrieri urbani con le loro piccole
–grandi rivoluzioni creative, veicolo della più complessa “rivoluzione
economico/sociale ” che stiamo vivendo.
L’estetica e la scelta dei
materiali per “Fame di terra” di Amy - d Arte Spazio sono finalizzate ad
aumentare l’esperienza emotiva umana legata alla terra in quanto luogo
di riflessione non solo produttivo : vero Hortus conclusus.
Vandana Shiva ai giovani italiani: “occupate le terre, così come occupate le piazze”.






