Sicuramente era molto presto: praticamente all'alba. Ma in genere chi lavora a quell'ora è già sveglio. Oggi alle 7.20 la trasmissione della Rai Uno Mattina ha mandato in onda un dibattito istruttivo per chi vuole capire di più il senso della manifestazione "Difendiamo i nostri figli" in programma domani pomeriggio in piazza San Giovanni a Roma. In studio c'erano due protagonisti assoluti del dibattito politico che sta infiammando l'opinione pubblica su famiglia, teorie gender, matrimoni, unioni civili e adozioni: da un lato la senatrice Monica Cirinnà, relatrice dell'omonimo disegno di legge sulle unioni civili, dall'altro il professor Massimo Gandolfini, neurochirurgo, portavoce del comitato "Difendiamo i nostri figli" che ha promosso la manifestazione romana.
La discussione, come era ovvio, ha evidenziato due concezioni di famiglia diametralmente opposte. Secondo Gandolfini la famiglia deve necessariamente essere quella disegnata dall' articolo 29 della Costituzione: ad altre forme di unioni civili devono essere riconosciuti i diritti civili legati alla persona, ma queste non possono essere omologate o parificate alla famiglia.
Di diverso avviso la senatrice Cirinnà che viceversa ha a spiegato che " il testo in discussione al Senato non è ancorato all'articolo 29 ". Finalmente il Parlamento riconosce che ci sono più aspetti di amore e di famiglia - ha detto la Cirinnà -: ci sono dei bambini amatissimi che non nascono in una famiglia composta da un uomo e una donna, ma si trovano ad avere due papà o due mamme: noi non difendiamo un bambino diversamente a seconda di dove è nato, ma vorremmo che ognuno abbia il diritto ad avere per la propria famiglia.
Ma allora, prima perplessità: perché si vuole estendere il concetto di famiglia quando non si fa riferimento agli articoli della Costituzione che la regolano? La Costituzione italiana è carta straccia?
Altra perplessità: secondo il ddl Cirinnà non tutti i figli nascono in una famiglia composta da un uomo e una donna. Ma fino a prova contraria tutti i bambini nascono da un uomo e da una donna.
Lo scontro sulla famiglia
Lo scontro si è acceso quando è stata fatta ai due ospiti la fatidica domanda: e le adozioni?
La senatrice Cirinnà ha risposto rassicurando tutti su questo punto. Nel testo che il partito democratico porterà in parlamento le adozioni sono vietate - ha detto - ad eccezione dell'estensione già riconosciuta da alcuni tribunali, ad esempio quelli di Roma, Palermo e Torino, della responsabilità genitoriale attraverso un'adozione speciale sul bambino che è figlio biologico del partner.
Insomma, secondo il ddl Cirinnà in caso di stepchild adoption, così viene chiamato tecnicamente questo caso specifico, è discriminatorio per il bambino non diventare parente anche della famiglia dell'adottante in quanto - ha spiegato la senatrice - "quel bambino non avrà nonni o parenti".
Ma allora, terza perplessità, i nonni e i parenti naturali del bambino dove li abbiamo messi? Quel bambino non ha anche il diritto a conoscere le sue vere radici? O vogliamo attribuirgli solo il presunto diritto ad essere preso in giro con la convinzione che delle persone estranee siano i suoi nonni o i suoi parenti? Non è quella la grande discriminazione che subirà quel bambino?
E visto che questo è davvero il nodo della questione, di cui si è discusso molto anche in Commissione Giustizia al Senato, nella sua replica il rappresentante del comitato, il professor Gandolfini, ha evidenziato quello che è l'obiettivo finale di questa norma: "nel momento in cui si riconosce la presenza di forme genitoriali diverse e di famiglie diverse il passo è automatico. Se una famiglia di persone dello stesso sesso vengono riconosciute come famiglie subito la Corte costituzionale o la Corte europea dei diritti dell'uomo gli assegneranno automaticamente anche il diritto ad avere dei figli: il diritto di adottare, il diritto di fecondazione eterologa e il diritto di utero in affitto. Tutti i diritti che concernono la genitorialità".
"L'Italia - ha allora replicato la senatrice Cirinnà - non può continuare a rimanere medievale. Tutti questi tipi di famiglie esistono già". Ma come, non aveva appena affermato che il suo testo di legge vietava le adozioni?
La sensazione è che tutta questa faccenda sia infarcita di bugie e cose non dette. Si parla giustamente di lotta al bullismo, all'omofobia e alle discriminazioni, di società inclusiva, di diritto alla felicità. Diritti che nessuno mette in discussione. Il problema è che si parla di una cosa, ma in realtà sembra che si voglia fare ben altro. Si vuole destrutturare il concetto di famiglia scavalcando la Costituzione.
Che senso ha dire che si escludono le adozioni alle coppie dello stesso sesso quando in realtà - per evitare che il nostro rimanga un Paese medioevale - si mira ad introdurre surretiziamente anche in Italia il diritto ad adottare, il diritto alla fecondazione eterologa e la pratica dell'utero in affitto?
Non sarebbe meglio dire le cose come stanno?
Si dice che l'Italia non può rimanere ancorata al Medioevo. Ma non è detto che per essere moderni si debba per forza accettare qualsiasi aberrazione.
Vedremo cosa farà il nostro Governo, che tra vedere e non vedere ha deciso di spostare le decisioni sul disegno di legge Cirinnà dopo la manifestazione di Roma.
Chissà se nel nostro Paese le leggi si fanno ancora perché si crede nella loro bontà e giustizia oppure soltanto per un mero calcolo politico a seconda del consenso e dei voti che possono convogliare. Anche a costo di non rendere palesi obiettivi che, se chiaramente conosciuti, magari non sarebbero condivisi dalla gran parte della popolazione. Chissà a chi fa comodo mantenere questa poca trasparenza.
E chissà se in tutto questo parlare, accusarsi e insultarsi qualcuno ha preso in considerazione l'interesse fondamentale in gioco: un interesse che non è quello dei genitori, sia etero che omosessuali, che vogliono e desiderano seppur legittimamente un figlio. Ma è il diritto supremo di un bambino ad avere un padre, una madre, delle radici e una storia personale. Insomma ad avere la sua identità.
Lo sapremo nei prossimi giorni.
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