Magazine Economia
L'ennesimo report, questa volta redatto da Intesa Sanpaolo, sembra confermare quello che è l'orientamento generale di questi ultimi tempi: ulteriore depressione dei consumi e degli extra, a fronte di maggiori spese derivanti da tasse (dirette ed indirette, nds), trasporti e cibo.
Le condizioni dichiarate nel documento in questione sono riportate esplicitamente dagli stessi autori:
"[...]Si tratta in parte di un trend strutturale legato al minore consumo di alcune voci [...] ma che segnala anche le evidenti difficoltà del consumatore italiano che, a fronte delle tensioni sul mercato del lavoro e sul reddito disponibile, riduce ulteriormente gli sprechi e modera gli acquisti anche in un comparto dei bisogni poco comprimibili come l'agroalimentare.[...]"
Meno consumi dove, ovviamente, risulta possibile e meno complicato risparmiare.
Le domande che subito sorgono spontanee sono, di pari passo, altre: fino a quando sarà possibile comprimere le spese senza compromettere vita e dignità? Quando sarà raggiunto il punto di minimo? Dove e come è possibile lavorare per innescare risalita e ripresa favorendo quella che sembra la tanto disperata ed osannata crescita? Cosa potrebbe succedere all'italiano medio, ed alla famiglia media, a seguito della manovra Salva-Italia promossa dal Governo Monti? Sarà possibile e lecito etichettarla, a posteriori, come Manovra Salva-Italiani? Serviranno altre Manovre per mettere in sicurezza conti pubblici e privati? Cosa sarà necessario promuovere per innescare la crescita? Le risposte a queste domande vengono, senza troppi giri di parole, dal dossier in questione: "[...]l'incremento della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie fanno prevedere una nuova riduzione dei consumi.[...]" Da questo punto trova pertanto conferma qualunque possibile dubbio. Le contraddizioni non sembrano essere, tuttavia, finite; stando a quanto diffuso da giornali e mass-media, la voce auto+bollette ha superato la voce delle spese alimentari. Può questo essere normale per una famiglia che deve puntare a raggiungere attraverso acrobazie impossibili la fatidica fine mese? Può questo squilibrio generare crescita e sostenibilità economica sul lungo termine? Allo stato attuale, a recessione tecnica appena iniziata, i livelli di consumo delle famiglie sono arretrati di trent'anni lambendo quelli degli anni '80. Come è possibile intervenire a livello micro-economico per sollecitare la crescita su larga scala? Le domande possibili sono tantissime: spetta ad una tecnica e politica più rispettabili e sensibili concertare le migliori risposte possibili. La percezione è che il tempo stringa, sempre più. Per saperne di più: "Famiglie, la spesa alimentare torna agli anni '80- Lo stipendio se ne va in benzina e trasporti", Corriere.it (http://www.corriere.it/economia/12_marzo_12/spesa-famiglia-calo_20c45870-6c49-11e1-bd93-2c78bee53b56.shtml)
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