Magazine Italiani nel Mondo

Familismo Amorale

Creato il 11 aprile 2012 da Fugadeitalenti

ABBONATI AL BLOG “LA FUGA DEI TALENTI”! SOTTOSCRIVI L’OPZIONE CLICCANDO “FOLLOWING” IN FONDO A QUESTA PAGINA!

«Renzo deve andare via. Deve studiare all’estero. Voi non lo lascereste in pace». Così parlò Umberto Bossi, secondo il Corriere della Sera, solo quattro mesi prima di candidarlo alle elezioni in Regione Lombardia. Avesse seguito la prima strada, forse avrebbe -almeno in parte- salvato il suo partito dalla distruzione. Rovinando tutto il lavoro di una vita nel peggiore dei modi.

Difficilmente avremmo potuto catalogare l’espatrio di Bossi Jr. come “fuga di talento”: quantomeno però, gli avrebbe fatto bene. Forse avrebbe compreso che all’estero essere “figli di” non equivale automaticamente ad avere posto e privilegi assicurati.

Il problema è sempre quello: in Italia domina il familismo amorale. Un male che si propaga da Bolzano a Catania, da Aosta a Trieste. I padani hanno provato a dire che “loro” erano diversi: nulla di più falso, questo è un male tutto italiano. L’intera -ultima- parabola della Lega è un classico esempio di familismo amorale: la famiglia si trasforma in partito, anno dopo anno, relegando i quadri dirigenti che non si adeguano ai margini. I soldi pubblici vengono distribuiti ai membri del clan, manco fossimo alla presenza di un bancomat impazzito. I figli vengono promossi a posizioni di potere, senza alcuna esperienza o titolo di merito. Bisogna “sistemare” tutti, a spese del contribuente. Non solo quello “italiano”. Anche quello “padano”. Un “tengo famiglia” in versione padana, persino peggiore del classico cliché napoletano. Neppure Totò avrebbe potuto immaginare una simile inversione delle parti, tra Nord e Sud.

Il tesoriere leghista Francesco Belsito, che molto dovrà spiegare agli inquirenti, aveva alla fine sintetizzato tutto nell’intestazione del dossier trovato nella sua cassaforte: “The Family“. Sicilia profonda, altro che Padania.

Dopotutto la Padania non esiste: esistono piuttosto i problemi culturali italiani, più volte denunciati su questo blog, che spingono decine di migliaia di nostri giovani a scapparsene a gambe levate da un Paese che gioca con regole proprie. Dove l’arbitro è sempre parente di un qualche giocatore, e fischia sempre il fallo all’avversario. Regalando rigori alla squadra della sua famiglia. Quella che nella cultura italiana è stata identificata come “pietra miliare” della società si è trasformata -negli anni- in uno dei problemi più grossi di questo Paese.

La famiglia è: ufficio di collocamento, ammortizzatore sociale, guscio protettivo fino in età avanzata. Spiegate un concetto del genere a uno svedese, abituato a cavarsela da solo non appena diventa maggiorenne.

Intanto cosa accade, in “Italia”? Accade che l’occupazione giovanile -tra loro molti “figli di nessuno”, giovani che la maturità e la laurea se le sono sudate (non comprate)- è crollata. Complice la crisi e un Paese in difficoltà strutturale da anni, sono andati persi oltre un milione di posti di lavoro tra gli under 35. In tre anni il crollo verticale dei giovani occupati è stato pari al 14,8%: sono dati Istat, non impressioni.

Siamo passati da 7,1 milioni di under 35 occupati nel 2008 a 6 milioni e 56mila nel 2011, con un calo più marcato tra gli under 25, e percentuali vergognose di occupazione femminile nel Mezzogiorno (in questa area dal grande potenziale di capitale umano la quota di occupate risulta di poco superiore al 23%).

Dati che fanno sbottare il Commissario Ue all’Occupazione Laszlo Andor: “dobbiamo creare maggiori opportunità per i giovani in Europa, l’Italia è uno dei Paesi in cui la situazione è peggiore“.

Da qui bisogna ripartire: la metafora leghista è il perfetto paradigma dell’Italia rovesciata. Del familismo prevalente sul merito, dei giovani “figli di” che -nel silenzio generale- passano davanti (in carrozza) ai giovani meritevoli e “non figli di”.

Approfittiamo di questo momento di crollo del familismo amorale, che ha inquinato le acque: approfittiamo di questa voglia di rinnovamento, che sta nascendo sulle macerie di un ventennio da dimenticare. Un ventennio che ci ha allontanati dall’Europa e dal mondo, rendendoci prigionieri di un piccolo mondo antico in via di dissoluzione.

Le regole sono cambiate: è tempo di consegnare l’Italia alla sua classe dirigente più giovane, meritevole e dall’apertura internazionale. Astenersi raccomandati, perditempo, ignoranti. Per loro è pronto un viaggio di un anno in Danimarca (a loro spese), per vedere come funziona la vita nei Paesi realmente meritocratici. Paesi un tantino allergici al “familismo amorale”.

<a href="http://polldaddy.com/poll/4351188">Take Our Poll</a>

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :