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Su questa interminabile storia delle coppie, gay o non gay, se n'è discusso già abbastanza, penso. Come se ci fosse motivo per discutere o contestare il sacrosanto diritto di ognuno di vivere con qualcun altro, uomo, donna, gatta o delfino. Sono stufo già da tempo di sentire i cristiani minacciare la fine della famiglia, come se meritasse tenerla in piedi, la famiglia. Ho passato i primi trent'anni della mia vita e detestare la famiglia — l'istituzione, non i poveretti che componevano la mia — e gli anni successivi a viverla cercando di non ripetere gli stessi errori [*]. Ci sono riuscito? Onestamente ne dubito, ma questo non è strano. Vivere in un gruppetto disperato fatto di mammà-papà-bambino(i) è un modo per moltiplicare le frustrazioni e gli errori, continuando a riflettere l'uno sull'altro i fatali equivoci. Ma esiste un modo per salvare la famiglia? Onestamente non penso. Credo che la famiglia sia un contenitore statualmente prefissato e una fonte costante di sofferenze a basso — e talvolta ad alto — voltaggio. Una struttura tra le meno naturali tra quante esistono, un prodotto della società borghese nata dopo la rivoluzione francese per renderci tutti, indistintamente, vittime di una situazione data.
La famiglia un tempo era spesso un insieme confuso che raccoglieva sotto lo stesso tetto uomini, donne, bambini legittimi e bambini di incerta provenienza, animali, verginelle e giovanotti dediti a rapporti impuri — purché lasciassero intatto l'imene —, nonni di qualcuno scomparso anni prima e di cui nessuno sapeva più l'origine e zii ritornati non si sa da dove, un'entità che nelle famiglie nobili veniva etichettata come casata mentre tra i contadini non godeva di un tale appellativo, pur funzionando all'incirca nello stesso modo. Poi l'inurbazione, il costo crescente delle case, la necessità dovuta all'ordine pubblico di dire che A era sposato con B ed entrambi erano genitori di C — che fosse vero o meno non importava a nessuno tranne che ad A, più che altro per il parere dei vicini di casa —, ha reso la famiglia mononucleare una unica, formidabile fabbrica di nevrosi. «Ciò che è storico viene spesso spacciato per naturale», diceva Friedrich Engels e direi che la famiglia, così come la intendiamo attualmente — in un quartiere di città, fatta di papà, mamma e due bimbi, XX e XY — rientra perfettamente in questa definizione. La famiglia non ha nulla di naturale e molto di storico. Pensate alla famiglia dell'antica Grecia (presente Sparta?), alle gentes romane, alle famiglie medievali, alle famiglie del Rinascimento, alla famiglie dell'Ottocento... riuscite a definire un esempio assoluto e definito di famiglia immutabile nel tempo, indipendentemente dal ceto sociale e dalla situazione geopolitica? E guardando al futuro?
Lo sapete che il numero di single è in aumento, parallelamente alla diminuzione delle nascite? Che per il capitalismo contemporaneo, per i signori del Silicio — come li definisce Morozov —, un single ha maggiori capacità (e voglia) di acquisto di una famiglia mononucleare? E, guardando appena più in là, fuori dalla Terra, su Marte o su Titano o dove preferite voi, sono concepibili famiglie mononucleari o sarebbero preferibili comunità più ampie, fatte di locali comuni e meno spazio — e meno acqua e ossigeno — da sprecare per far sopravvivere in uno spazio personale la nostra famigliola XY+XX+xy+xx... [**] La famiglia non ha nulla di naturale, più o meno come la Chiesa, l'apericena e il sadomasochismo. Con qualche dubbio su quest'ultimo. Non solo, la famiglia si organizza e si struttura in rapporto alle esigenze di produzione. È l'economia, stupido. La famiglia per i gay e le lesbiche... ma dobbiamo ancora perdere tempo a discuterne? È assolutamente ovvio che chi convive per un tempo prolungato con un'altra creatura ha tutto il diritto di lasciargli i propri beni, ha diritto ad assisterlo ed esserne assistito, di condividerne le proprietà, di allevare insieme i figli, propri, altrui o di terzi. Che la famiglia nell'età della borghesia non sia il meglio possibile è evidente, ma chi vuole provare ha tutto il diritto di farlo.
E i credenti? Beh, nessuno li obbliga ad accoppiarsi con gli omosessuali né è automatico che i loro pueri e puelle diventino gay. Come fosse una maledizione, detto per inciso. La famiglia non è alla base della società, se non, spesso, come maledizione. Il loro ragionamento, — la famiglia è sacra e fa parte del nostro modo di vivere — è falso in partenza. La famiglia può essere un coacervo di esigenze personali create da esigenze disparate — soldi, casa, figli, raramente il sesso — o una prigione di infelicità per i suoi componenti, ma ha cambiato faccia e composizione nel corso del tempo e li cambierà ancora. Purtroppo non mancheranno i vecchi vergini (teoricamente) che tuonano contro la gioventù e il piacere di vivere, ma noi possiamo resistere. In ogni caso le cose cambieranno. Persino in Italia.
[*] A suo tempo progettavo di vivere in una comune, come un fricchettone o un simpatizzante della RAF. A bloccarmi è stata la difficoltà di trovare una casa di dimensioni adeguate in città e la mia assoluta incapacità a livello agricolo e zootecnico.
[**] Nella Corrente, la mia personale fissazione narrativa, non esistono famiglie ma "dimore" che riuniscono — anche temporaneamente — persone unite o meno da legami affettivi. Un contratto lega chiunque a una "dimora" ma può essere rescisso. I figli talvolta si sa di chi sono, in altri casi non si sa, in ogni caso tutti devono prendersene cura. Pochi i pedofili: la Chiesa è un ricordo del passato.