Fantafestival 2015: E.N.D. – The Movie

Creato il 29 giugno 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Un breve prologo introduttivo e tre episodi tutti ben collegati tra loro. Gli zombi sono tornati e un’epidemia,  con il passare dei giorni, si diffonde in tutto il paese a macchia d’olio. E.N.D. – The Movie, opera collettiva diretta da Luca Alessandro, Allegra Bernardoni, Domiziano Cristopharo e Federico Greco, è dunque un film sugli ormai  “resuscitati”  morti viventi, sempre più sfruttati nel cinema degli ultimi anni, un po’ come i poveri vampiri, ma che in questo progetto, se vogliamo più casalingo, tentano di riacquistare quella loro dimensione sociale e al tempo stesso onirica andata persa in alcune recenti pellicole decisamente dimenticabili.

Il cinema di genere italiano è oggi un vivido sottobosco, popolato di giovani registi e di autori intrepidi, coraggiosi, lontani dal grande mercato, se di mercato si può ancora parlare, cineasti prolifici figli della vecchia scuola del genere, figli dei Bava, dei Fulci, dei Margheriti, dei Di Leo, figli di un’estetica sempre più abbandonata dal cosiddetto mainstream e che rivive, con risultati alterni, proprio nella voglia, nella passione, nell’ingegno di questo sottobosco.

E’ un pò il caso di questa opera collettiva, è il caso di E.N.D. – The Movie, un film assolutamente non perfetto, sappiamo benissimo quanto la perfezione non sia di questo mondo, bensì un film, nel suo contesto, riuscito, cosa ben più importante, che non strafà, un’opera che prosegue il discorso dell’apocalisse zombie per abbracciarne un altro, solo accennato e ben più radicato nella nostra società, quello della droga.

Si, poiché tutto ha inizio proprio a causa di una partita di cocaina tagliata male, fattore implicitamente suggerito nel breve prologo introduttivo Day 0, nel quale non ci sono monologhi o didascalismi, si sta semplicemente chiusi nel cesso di un locale, si amoreggia, si sta su di giri, si sniffa ed ecco che parte il contagio. Questo è l’incipt, mette le carte in tavola e prepara il crescendo rossiniano.

Si prosegue dunque con Day #1/Day #2, diretto da Alessandro, Bernardoni, Greco, l’episodio più divertente, ambientato in un’agenzia di pompe funebri, nel quale il contagio è in fase embrionale e tutti ne sono ignari, il che giustifica il tono scanzonato, brillante dell’episodio, a tratti solo un po’ troppo gigioneggiante nella sua recitazione “maccheronesca”, che ci conduce spediti verso l’apocalisse prossima ventura, un segmento claustrofobico che diviene veramente minaccioso solo verso la fine.

E siamo a  Day #1466, si, è passato del tempo, gli zombi, di  romeriana  memoria e non centometristi, sono ormai una realtà, tanto da costringere un soldato americano e una donna in stato interessante a rifugiarsi in una sperduta cascina di campagna. L’episodio, firmato dal prolifico Domiziano Cristopharo e scritto da Antonio Tentori  (Dracula 3D), si distacca deciso dal precedente, abbandonandone, giustamente, il registro ironico per abbracciare una più radicale, feroce spietatezza, suggerita anche da una fotografia a tratti più cupa. E’ il segmento più duro dei quattro, senza speranza per un’umanità ormai sempre più inerme davanti all’avanzata della nuova stirpe ed è anche l’episodio con più rimandi ed omaggi palesi al cinema di genere nostrano, quello di Lucio Fulci, il Fulci de L’Aldilà e Zombie 2, omaggi che non staremo a svelare ma che l’occhio più smaliziato tenderà a fare propri. Il cerchio si chiude con Day #2333, gli zombie non sono più solo una realtà, ora sono la maggioranza e hanno relegato gli umani ad una sorta di post apocalittica resistenza. Day #2333, diretto da Federico Greco, è forse il più ambizioso, è quello che vorrebbe avere più carne al fuoco ed è quello che ha anche il compito più arduo, vale a dire rendere credibile un mondo che di credibile non ha più nulla, un mondo dove tutto è ribaltato e due specie differenti, che altro non sono se non la medesima, si scontrano fra loro. L’episodio esteticamente, soprattutto nella cura della  messa in scena, rende tuttavia bene l’idea di una realtà devastata e priva di una vera guida, ma si perde, a tratti, in poco plausibili e macchinosi passaggi che se pur nobilissimi rendono quest’ultimo episodio se non il più debole il più farraginoso, quello che vorrebbe ma non riesce del tutto.

In E.N.D. – The Movie, è dunque la cocaina il nefasto motore che dà il la all’inferno sulla terra, una sorta di diffusa peste del  XXI° secolo, capace in breve di estendersi a milioni di persone già  “zombificate”  nella loro precedente vita (umana?), in cui i viventi, chiamiamoli così, non si ergevano di certo a sacerdoti del bello, tutt’altro, non facevano altro se non continuare o, per meglio dire, contribuire a distruggere un mondo già palesemente in picchiata, un mondo che molto probabilmente, per un verso o per un altro, non avrebbe avuto un promettente futuro né, tantomeno, orizzonti di gloria.  Certo, il discorso sulla droga, come si accennava in principio, rimane in superficie, è soltanto abbozzato attraverso il vivace prologo e nel successivo Day #1/Day #2, ma mai approfondito e potrebbe essere percepito come un rapido escamotage intento a giustificare l’orrore che verrà, ma resta un sottotesto interessante, che non si dimentica e richiama l’attenzione verso una realtà talmente comune, oggi, da passare quasi inosservata.

Non tutto è di prima mano, siamo d’accordo, gli zombi ormai sono tornati in auge e da Night Of The Living Dead (1968), del maestro George A. Romero, ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti per il genere, ma questo è un film italiano, un esperimento che nel suo piccolo riesce a raccontare e a narrare senza grossi intoppi e nonostante non si possa gridare al miracolo, per via anche di un imperfetto uso, ma non abuso, del digitale, il quale rende alcune sequenze palesemente distanti dal phatos che ci si aspetterebbe, si può dire senza esagerazioni di trovarsi dinanzi ad un discreto prodotto che assolve il suo dovere di riuscito, onesto film di genere, un horror svelto, rapido che ci lascia con più di qualche domanda ma senza definitive risposte e con un senso di spaesato disagio.

Presentato al Fantafestival (2015) in Roma.

Manuele Bisturi Berardi



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