Fantapolitica. Ecco cosa potrebbe accadere se Berlusconi cadesse nella trappola giudiziaria

Creato il 30 settembre 2011 da Iljester

È indubbiamente solo fantasia, ma pensiamoci un po’ seriamente: che accadrebbe al nostro paese se Berlusconi cadesse in qualche modo nella madre di tutte le trappole giudiziarie e venisse rovinato politicamente e umanamente? Gli scenari che si aprirebbero per il nostro paese sarebbero deleteri e pericolosi sotto diversi punti di vista. Perché, in una simile ipotesi, la democrazia elettiva cederebbe in modo definitivo il passo alle oligarchie politico-economico-giudiziarie, e verrebbe consacrata la regola secondo la quale chi non è gradito ai poteri forti e occulti, sia che si tratti di poteri economici, politici o giudiziari, è destinato a finire male: o in manette o comunque in disgrazia. E non importa quanto tempo si impieghi per conseguire il risultato. Importa il risultato, che nel caso ipotetico di un Berlusconi ammanettato sarebbe piuttosto emblematico.
Politicamente parlando, avremmo la decapitazione del centrodestra e delle forze moderniste e liberali, che a quel punto si smarrirebbero in uno sconforto senza fine. Verrebbe definitivamente sancito il pregiudizio e la falsità che a destra sono tutti delinquenti e a sinistra tutti onesti. L’effetto elettorale (perché per salvare le apparenze si terrebbero comunque le elezioni, come avvenne nel ‘94) sarebbe devastante e tornerebbe in auge (ma questa volta senza un Berlusconi a rompere le balle) l’idea della «gioiosa macchina da guerra» di sinistra e piddiessina memoria, la quale non avrebbe più avversari da battere, né che rischiano di batterla. Negli anni a venire avremmo governi monocolore, e tutti improntati a consolidare il potere sinistro, a radicarlo ancor più nel territorio e nella società, affinché si impedisca che nel futuro possa mai sorgere un’opposizione in grado di poter ribaltare eventuali risultati elettorali, i quali invece devono diventare opportunamente scontati nell’esito, ma formalmente corretti nelle procedure. Un po’ come accade nella rossa Emilia Romagna.
I governi naturalmente sarebbero concreta espressione delle concertazioni tra poteri forti e lobby diffuse, tradotte in scelte politiche dell’unica maggioranza possibile (quale, potete immaginarlo). E questo, a dispetto delle scelte dei cittadini, ai quali verrebbe riservato – come ho più su detto – solo un ruolo notarile con funzione di firma e timbro. La democrazia sarebbe quella che oggi già predicano a sinistra: un atto formale, un involucro del rigido rispetto costituzionale, finalizzato a giustificare gli assetti di interessi che realmente prenderebbero le decisioni al posto nostro. Deciderebbero i nostri destini i sindacati (con la pretesa concertazione), i grossi industriali (con i loro posti di lavoro), i banchieri (con i loro soldi), i funzionari dei Tribunali (con i loro atti giudiziari). Tutti, insomma, fuorché i cittadini. Che avrebbero solo l’illusione di essersi scampati alla padella (Berlusconi) per finire nella brace (quanto ho appena descritto).
Economicamente, l’Italia andrebbe a catafascio. Finirebbe come la Grecia. Un default quasi scontato. Un po’ perché l’eventuale epilogo giudiziario della parabola politica berlusconiana terremoterebbe i mercati, e un po’ perché le politiche economiche dettate più dagli interessi lobbistici che dalla ragionevolezza avvantaggerebbero solo i grossi potentati e la burocrazia europea. Si avrebbe un generale impoverimento della società, anche in ragione di un progressivo aumento della pressione fiscale: unica misura concepibile dall’ideologia sinistra, così attenta a non eliminare gli sprechi, fonte inesauribile di consenso elettorale (formale) e nota «morfina» per cervelli intorpiditi e scarsamente avvezzi ai princìpi meritocratici.

di Martino © 2011 Il Jester 


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