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La fantascienza ha come tema fondamentale l’impatto di una scienza e/o una tecnologia – attuale o immaginaria – sulla società e sull’individuo. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più frequentemente, nel futuro.
I primordi
La fantascienza in Europa inizia propriamente alla fine del XIX secolo con il romanzo scientifico (scientific romance), di cui un esponente di spicco fu Jules Verne (1828 – 1905), per il quale la scienza era piuttosto sul livello dell’invenzione, come pure le storie di critica sociale orientate alla scienza di H. G. Wells (1866– 1946).
La prima fantascienza aveva una forte base avventurosa ed era caratterizzata dalla “meraviglia” per i progressi della scienza (si era nell’epoca dell’avvento dell’elettricità), ma già dagli anni quaranta cominciò a occuparsi più delle ripercussioni del progresso scientifico che delle ipotetiche conquiste della scienza per sé stesse.
Anni ’40
Questi anni sono dominati dalla figura di John W. Campbell, che alla fine del 1937 assunse la direzione della rivista Astounding Stories nella quale ospitò tutti gli autori della Golden Age (Età dell’oro), quali A. E. Van Vogt, Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Theodore Sturgeon: per quanto l’epoca d’oro vera e propria si concluda negli anni cinquanta, questi scrittori sarebbero diventati i “mostri sacri” a cui si sarebbero rifatti tutti i successivi autori, compresi quelli degli anni sessanta, anche solo per contestarli o farne la satira.
Anni ’50
Gli anni cinquanta segnano per la fantascienza americana un grosso cambiamento: all’atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, a causa della bomba atomica, si sostituisce un approccio più preoccupato, se non angosciato. La guerra fredda, la società dei consumi, la paura del diverso (sia esso il comunista o il nero, a causa delle lotte per i diritti civili), la società di massa americana dominata da pubblicità e televisione (significativa fu la vittoria alle elezioni del 1952 di Dwight D. Eisenhower su Adlai Stevenson: nonostante Stevenson fosse candidato più colto e brillante, l’apparato pubblicitario scatenato per sostenere Eisenhower lo portò alla vittoria): tutti questi temi diventano centrali in quella che verrà per lungo tempo chiamata “fantascienza sociologica“.
Rappresentanti più importanti di questa tendenza sono la coppia Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth, Robert Sheckley, Richard Matheson, Walter M. Miller, jr. nonché la prima produzione di Philip K. Dick.
Ma accanto a questa linea sociologica, che usa la fantascienza come strumento di critica della società americana e dei suoi eccessi, ce n’è un’altra, che s’incarna soprattutto nella figura del grande editor e scrittore Anthony Boucher, che si sforza di incoraggiare una migliore qualità letteraria della narrativa fantascientifica. Suo discepolo è Philip K. Dick, ma a questa tendenza appartengono anche altri scrittori che esplodono in questo decennio, come Fritz Leiber (che insegnava Shakespeare in un college) o Cordwainer Smith (coltissimo discendente di una potente famiglia americana, cresciuto in Cina e imbevuto della cultura di quel paese); si può dire che le esperienze di questi scrittori aprano la strada all’epoca successiva, gli anni sessanta della “New Wave”.
La New Wave
La fantascienza della New Wave è evidentemente il prodotto di due tendenze che s’incrociano creando un equilibrio instabile:
- una ricerca letteraria che spinge molti scrittori a rifarsi ai modelli della letteratura modernista e alle avanguardie del postmodernismo, quindi a non scrivere nello stile da best seller (letteratura di consumo) tipico fino a quel momento di molta letteratura fantascientifica (e il migliore rappresentante di questa tendenza è il più sofisticato e letterario tra gli scrittori americani, Thomas Disch);
- una ben precisa volontà di andare a toccare temi tabù che erano stati assenti per anni dalle riviste di fantascienza: non a caso questo è il momento in cui s’inseriscono autori neri, come Delany, o donne, come la Russ o la Le Guin, o dichiaratamente gay, come Thomas Disch e ancora Delany.
Il decennio successivo è caratterizzato dalla continuazione dell’attività degli scrittori New Wave: soprattutto Ballard scrive in questo periodo la sua trilogia fondamentale, Crash, Il Condominio (High Rise) e L’isola di cemento (The Concrete Island). Entra in crisi invece Philip K. Dick, tra problemi di droga ed esistenziali, che lo portano a una pausa nella sua produzione fino alla seconda metà del decennio. L’impatto innovativo della New Wave va comunque attenuandosi, e si deve parlare ormai di singoli autori che vanno ciascuno per la propria strada, più che di un collettivo che marcia compatto.
Anni ’70
Il grosso fenomeno degli anni settanta è da un lato l’emergere di numerose scrittrici, sempre più interessate ai temi del femminismo e più in generale dell’identità femminile. Tra le figure dominanti spiccano sempre Joanna Russ e Ursula K. Le Guin, ma ad esse si aggiungono altre: Marion Zimmer Bradley, Doris Lessing (autrice che proviene da altre esperienze, ma che negli anni settanta scrive il monumentale ciclo fantascientifico di Canopus in Argos: Archives). A queste va aggiunta una scrittrice di primo piano, Alice Sheldon, che fino al 1977 si era nascosta dietro lo pseudonimo maschile di James Tiptree Jr.
Il cinema
Nel bel mezzo degli anni settanta il cinema di fantascienza segna la svolta con il travolgente successo di Guerre stellari di George Lucas. Questa saga riporta infatti alla space opera degli anni quaranta e contiene forti elementi di sword and sorcery (tanto è stato usato per essa il termine ibrido science fantasy e alcuni commentatori si sono azzardati a dichiarare che si tratta di una fiaba riverniciata di fantascienza). Il successo clamoroso della serie fa presagire un ritorno alla fantascienza di intrattenimento dopo l’ondata “intellettuale” degli anni sessanta e settanta.
Il cyberpunk
A dominare la scena nel corso degli anni ottanta è decisamente l’ondata Cyberpunk. Il nuovo spazio da esplorare, dopo quello esterno tra le stelle e quello interiore della psiche, è quello virtuale delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Si può ben dire che Internet viene profetizzata (anche se già ne esisteva una prima forma pionieristica) nel 1984 dal romanzo più celebrato del Cyberpunk, Neuromante di William Gibson con il suo cyberspazio. Anche il Cyberpunk viene lanciato da un’antologia di racconti, Mirrorshades, curata dall’intraprendente scrittore e giornalista Bruce Sterling.
Anni ’90
Gli anni ’90 sono caratterizzati da una forte ripresa della fantascienza britannica, tanto che alla fine del decennio si parlerà di un vero e proprio British Boom, legato all’attività di nuovi autori quali Iain Banks, Ken MacLeod, Michael John Harrison e infine il più giovane, China Miéville.
Temi tipici
Vi sono alcuni temi particolarmente sfruttati nelle storie di fantascienza. Anzitutto lo spazio: la sua conquista, l’esplorazione e la sua colonizzazione, il viaggio interstellare (in genere con astronavi più veloci della luce) è stato per lungo tempo uno dei temi più popolari, ed in buona parte rimane tale. Lo spazio tuttavia può essere visto anche come un pericolo per l’umanità, un luogo ignoto e misterioso da cui possono prevenire terribili minacce, come un corpo celeste che minaccia la Terra o una invasione aliena. L’esistenza di forme di vita e di intelligenze extraterrestri (maligne o benigne), assieme alla possibilità di stabilire con esse un primo contatto, sono soggetti ritenuti particolarmente affascinanti dagli autori e dai loro lettori, vista la mole di opere che vi sono state dedicate. Dalla fine degli anni cinquanta, con la nascita dell’ufologia, anche gli UFO sono un elemento molto presente nelle opere popolari. Dagli anni sessanta lo sono anche le facoltà paranormali e la parapsicologia.
Il viaggio nel tempo è un tema classico già a partire dalla fine dell’Ottocento, con La macchina del tempo di H. G. Wells. A propria volta, la teoria sull’esistenza di dimensioni parallele offre innumerevoli spunti narrativi per le più diverse trame. La possibilità ipotetica di creare vita artificiale, presente in miti e leggende e nel Frankenstein, mantiene intatto ed accresce il suo fascino grazie all’interesse sviluppato per l’intelligenza artificiale e con la creazione di robot, cyborg e androidi ad imitazione dell’essere umano. Questo tema è spesso legato a quello della ribellione della macchina. Verso la fine del Novecento, dopo la rivoluzione informatica, tra gli ambienti da esplorare si è aggiunta la realtà virtuale e in particolare il cyberspazio. La trascendenza dalla condizione umana, così spesso trattata a livello filosofico e religioso, è divenuta a sua volta un tema fantascientifico, soprattutto in relazione alle modificazioni della genetica, come le mutazioni o la clonazione, e alle biotecnologie in generale.
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immagine sci-fi
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