Le amiamo, le odiamo, più spesso ancora le ignoriamo preferendo soffermarci su serie televisive americane o inglesi.
E la cosa più triste è che spesso abbiamo ragione nel farlo.
Parliamoci chiaro: non è che ci sia molta scelta.
Le produzioni italiane di questi ultimi decenni sono un concentrato di luoghi comuni, pressapochismo, buonismo zuccheroso e rivoltante. La recitazione poi, il più delle volte è quella che è, senza dimenticare poi che i generi affrontati, gli argomenti trattati, i toni narrati sono sempre gli stessi: insomma se non si tratta di Commissari sono carabinieri, se non ci sono preti ci sono suore, oppure se andiamo proprio di lusso ci propinano inattendibili biografie in cui il personaggio trattato è sempre invariabilmente bbbuono e sssanto. Alle volte, scherzando (ma non troppo), penso che se oggi facessero una versione televisiva dell' Iliade la RAI la farebbe finire con un prete che fa fare la pace a troiani e achei, e nell'ultima scena farebbero entrare Elena di Troia in Monastero pentita della sua precedente infedeltà così giusto per metterci un forzato lieto fine.
Oppure ancora più semplicemente la trasformerebbero in un giallo, con un commissario chiamato dagli achei ad investigare sull'omicidio di Menelao.
Eppure, non è sempre stato così.
C'è stata un epoca in cui la RAI -incredibile a dirsi- produceva sceneggiati a tema horror e perfino la tanto vituperata fantascienza.
Più volte ho parlato di queste vecchie produzioni, ad esempio quando ho parlato di A Come Andromeda.
Certo era un altro modo di fare televisione e quella era un altra RAI però - forse sarò un illuso ancora più probabilmente sarò un fottuto nostalgico - niente e nessuno mi leverà mai dalla testa che anche così si facesse servizio pubblico.
Ecco alcuni esempi, esempi di cui in futuro parlerò più diffusamente, dedicando nei prossimi mesi dei post appositi ad ognuno di loro, però cominciamo ad introdurli con qualche cenno:
GAMMA (1975)
Comincia tutto con un condannato a morte che percorre futuristi corridoi, la sua destinazione finale è un' ancora più futuristica ghigliottina.
Che immancabilmente, compie il suo macabro dovere.
Tutto questo in prima serata.
Figuratevi cosa dovesse aver provato un bambino che nel 1975 si fosse trovato a dover assistere senza filtri ad una scena come questa.
Il giovane condannato si chiama Daniel Lucas, veniamo anche informati che ci troviamo nella Francia di un imprecisato futuro, non viene detta una data precisa, ma siamo nel futuro.
Anche se è un futuro che sa tanto di anni 70 s
Poco dopo la morte di Daniel - che è sì colpevole ma che è stato strumentalizzato nei suoi crimini dalla senza scrupoli Marianne Laforet - facciamo la conoscenza con il vero protagonista di tutta la vicenda: il corridore Jean Delafoy.
Jean subisce un pesante incidente, che gli crea danni cerebrali permanenti, il suo destino parrebbe quindi segnato ma c'è un medico che propone alla famiglia di Jean un operazione innovativa.
Un trapianto di cervello.
L'identità del donatore dovrà rimanere anonima.
Inizialmente l'operazione sembra avere successo, ma dopo poco tempo le abitudini di Jean Delafoy cambiano radicalmente.
Diventando simili a quelle dello scomparso Daniel.
Sopratutto però Jean sembra desideroso di vendicarsi di Marianne, che lui apparentemente non conosce.
Questa era Gamma.
Quattro puntate in tutto, ognuna della durata di almeno un ora. andate in onda dal 21 ottobre all' 11 novembre del 1975 sulla prima rete. La regia era stata affidata all'esperto Salvatore Nocita, mentre il soggetto era dovuto al medico Fabrizio Trecca (si, proprio quel Fabrizio Trecca che nel corso di tutti gli anni 90s avrebbe imperversato all'interno di miriadi di reti private conducendo le più disparate rubriche di medicina ).
Ad interpretare il ruolo di Jean Delafoy venne chiamato Giulio Brogi, che in seguito avrebbe preferito frequentare ruoli teatrali piuttosto che il piccolo schermo, mentre Marianne ha le fattezze di Laura Belli. In un ruolo secondario si rivide anche la stessa Nicoletta Rizzi, che anni prima era stata protagonista di A Come Andromeda
Gamma
in un certo senso soffriva dei limiti imposti dai canoni comuni imposti alle produzioni RAI del periodo, tanto per cominciare l'elemento fantascientifico è subordinato a quello giallo; i ritmi poi erano indubbiamente più lenti di quelli attuali.Però la cura nella realizzazione, la qualità della recitazione, la colonna sonora sono spesso superiori a quelle attuali. Inoltre Gamma presenta numerose riflessioni su alcuni temi molto in voga in quella porzione degli anni 70s tra cui il diffondersi delle droghe ( che preoccupava molto la società italiana dell'epoca ), l'interesse per i progressi della medicina e la fine di molti degli idealismi e degli entusiasmi che avevano animato i decenni precedenti.
Insomma, nonostante alcuni difetti, stiamo parlando di uno degli sceneggiati più famosi della produzione fantascientifica dell' emittente di stato.EXTRA (1976)
Extra è stato a lungo considerato una delle produzioni più anomale e misteriose di tutta la storia dellaRai-TV: proiettato una sola volta nel marzo del 1976 e poi per decenni mai più replicato. Per molto tempo sembrò che non se ne dovesse nemmeno parlare, che si volesse stabilire una sorta di oblio su questa produzione minore della nostra emittente di stato.
Solo recentemente il tabù sembra stato infranto con la replica sul canale Rai Premium.
I motivi di questa dimenticanza ?
E' presto detto: Extra parlava di UFO, di alieni e di avvistamenti, un altro argomento che teneva banco nel corso degli anni 70s e lo faceva parlando di un controverso caso di cronaca, un presunto caso di abduction verificatosi nel 1973 nella piccola cittadina americana di Pascagoula, un caso rimasto insoluto ancora oggi.
Inoltre tra i personaggi compariva (interpretato dall'attore goriziano Mario Valdemarin ) il discusso ricercatore americano Joseph Allen Hynek.
Protagonista dello sceneggiato era invece Mario Albertini, un attore molto amato dal pubblico nonché una delle presenza costanti del piccolo schermo di quel decennio.
Non aiutarono la popolarità dello sceneggiato presso i benpensanti le dichiarazioni del regista Daniele D' Anza, il quale riferì di aver ricevuto "strane telefonate" e di essere stato contattato da ancora più "strani esseri"subito dopo la conclusione dello sceneggiato.
D' Anza però era uno dei migliori registi che la televisione avesse a disposizione a quel tempo, per la RAI aveva infatti già realizzato IL Segno del Comando ( di cui ho parlato QUI) e L' Amaro Caso della Baronessa di Carini ( di cui ho parlato QUI e QUI). Da questi sceneggiati, proveniva anche lo sceneggiatore Lucio Mandarà, decisamente più scettico rispetto al suo amico D' Anza e più interessato all'aspetto sociologico e alle radici folkloristiche del Mistero piuttosto che al Mistero stesso.Extra quindi è la summa del pensiero dei due autori, il risultato dell'incontro delle loro opposte visioni.
Una via di mezzo tra lo sceneggiato e la docufiction, una inchiesta sul fenomeno UFO che alla fine non propende per nessuna delle due ipotesi.
Extra, col passare del tempo è diventato uno dei più oscuri oggetti del desiderio degli appassionati, non solo di fantascienza ma della televisione tout court.
UOVA FATALI (1977)
Di genere totalmente diverso fu questo Uova Fatali.
Al timone c'era il maestro Ugo Gregoretti, uno di quei registi a cui dovrebbero dedicare statue in ogni piazza d' Italia. Autore anche della sceneggiatura il cineasta romano adattò per la televisione il romanzo omonimo dello scrittore russo Bulgakov amplificandone i toni satirici, la critica e l'ironica denuncia degli errori dei governi totalitari.
Ma Gregoretti compì anche numerose scelte di regia decisamente pionieristiche per i tempi.
Venne fatto un massiccio uso del chroma key, vennero costruiti anche diversi modelli giganti di mostri.
La Trama?
Nella Mosca degli anni 20s, nel tentativo di porre rimedio ad una tremenda carestia che affligge la Russia, il professor Persikov sviluppa un potente raggio in grado di accelerare lo sviluppo delle cellule animali. Lo scopo di Persikov sarebbe la creazione di una razza di galline giganti a scopi alimentari, ma a causa di un errore burocratico alla fattoria che si dovrebbe occupare dell'incubazione della nuova fonte di nutrimento vengono consegnate uova di rettili.
Inutile dire che il risultato finale sarà un cataclisma.
E creature giganti e sanguinarie simili a dinosauri devasteranno Mosca.
Lo stralunato ed ingenuo Persikov ebbe le fattezze di Gastone Moschin mentre nel cast spiccava anche un giovanissimo, ed all'epoca sconosciuto, Alessandro Haber.
Bisogna anche dire che i vertici dell'ente televisivo inizialmente tentennarono quando Gregoretti presentò il progetto dello sceneggiato.
I costi iniziali sembravano proibitivi, inoltre dal momento che molti effetti speciali erano in fase sperimentale i dirigenti dubitavano perfino che la RAI potesse realizzare una trasmissione televisiva.
Dal canto suo Gregoretti era disposto a concentrare tutta la storia in sole due puntate, ma non voleva rinunciare alla sua visione della sceneggiatura.
La soluzione, il compromesso lo trovò un grande giornalista.
Quel giornalista era il veneziano Ugo Zatterin.
Zatterin era stato un collaboratore della RAI sin dagli albori delle trasmissioni televisive, non solo conosceva ogni angolo dell' azienda ma era uno che sapeva come gestire il mezzo televisivo.
Da qualche anno inoltre Ugo Zatterin era stato nominato direttore del Centro di Produzione di Torino che all'epoca era tecnologicamente all'avanguardia in Italia e in Europa
Zatterin per ammortizzare i costi propose di girare le Uova Fatali proprio a Torino -dove esistevano tecnici in grado di ottenere ottimi risultati anche con pochi capitali, inoltre ebbe la felice intuizione di realizzare contemporaneamente allo sceneggiato un documentario in cui venivano svelati tutti i segreti, le tecniche di realizzazione e gli effetti speciali impiegati nello sceneggiato.
I Segreti delle Uova Fatali divenne quindi a tutti gli effetti una sorta di terza puntata dello sceneggiato (che inutile dirlo ebbe un ottimo successo di pubblico )
Era un' altra RAI, per l'appunto.
Anche grazie alla gente che ci lavorava, professionisti come Gregoretti; Zatterin e gli anonimi tecnici che realizzarono gli effetti speciali de le Uova Fatali.
Negli anni successivi i dinosauri ed i rettiloni creati da Gregoretti vennero reimpiegati e riciclati in altre trasmissioni mentre il documentario I Segreti delle Uova Fatali venne adottato come "libro di testo" in numerose scuole di regia.
Certo, rivisti con gli occhi di oggi molti di questi sceneggiati potrebbero sembrare eccessivamente lenti e fin troppo didascalici e pedagogici (gli anni passano per ogni cosa) però erano prodotti figli del loro tempo, un tempo in cui comunque esisteva voglia di sperimentare, di provare a battere strade nuove senza rinchiudersi all'interno di confini narrativi troppo stretti.
C'era una curiosità, una professionalità, una capacità di stare sulla contemporaneità che oggi spesso manca.
Alle volte mi chiedo, quando scrivo queste cose, se non sto diventando un vecchio nostalgico - o se sto diventando vecchio e basta - poi però mi capita di assistere all'ennesima replica de La Omicidi o de Il Capitano oppure a fiction religiose come Bakhita. La Santa Africana e mi chiedo se non è invece la RAI* ad essere diventata - espressivamente parlando - troppo vecchia e fuori dalla realtà.
* Ma il discorso vale anche per Mediaset (anzi su certe cose Mediaset è perfino peggio della RAI ) e per molte delle fiction odierne.
Ci sono naturalmente delle lodevoli eccezioni come Montalbano oppure la Gomorra di Sky, lo stesso Don Matteo preso in piccole dosi non è troppo male ( certo è pur sempre l'ennesima storia con protagonista un prete che cerca di convertire tutti e che effettua indagini su omicidi, però per chi come me è cresciuto negli anni 70 s Terence Hill rimane sempre Terence Hill!) ma il panorama generale, tra fiction religiose, santini, preti, commissari e carabinieri rimane abbastanza deprimente.
Per non dire noioso.
Parere personale.