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Un uomo comune, impiegato del comune, appassionato di letteratura, scrittore amatoriale di poesie, timido e che vive ancora con la famiglia; si innamora improvvisamente di una ragazza ricca. Quando scoprirà che è già promessa sposa farà di tutto per mettere le mani sui soldi di una sua zia (tenutaria di un banco dei pegni); la sua onestà sarà messa alla prova, non senza enormi sofferenze.
Il fantasma del titolo è quello di un amore impossibile, non ci si lasci ingannare dal fatto che sia uscito lo stesso anno di "Nosferatu"; quest'opera è molto più simile a "L'ultima risata" sia per tematiche (un dramma psicologico su uno sconfitto dalla società), sia per stile (asciutto e impeccabile).
Se quello che salta all'occhio fin dall'inizio è la pulizia della fotografia, l'impeccabile realizzazione delle inquadrature e la colorizzazione essenziale, ma utilitaristica (soprattutto sul blu per gli interni e le scene di notte, l’ocra per gli esterni o gli interni degli altri edifici; più alcune parti in rosso o in bianco e nero classico).
In un secondo livello però colpisce la ricchezza di idee di Murnau. Utilizza la messa fuoco (o meglio, del fuori fuoco) per posizionare degli inserti che mostrano le speranze o i sogni del protagonista; buoni inserti di montaggio alternato (anche se esisteva già da almeno 6 anni qui è proprio ben fatto per ritmo e accostamenti); vi sono inoltre un paio di brevi scene da incubo con un calesse fantasma e la città che si piega verso il protagonista; in più vi è una sequenza, quella del protagonista che spende i soldi truffati senza riuscire a goderseli che è una serie di scene statiche perfettamente costruite (in cui i protagonisti vengono incastrati un florilegio di oggetti) e di intermezzi della coppia che balla con una macchina da presa che ondeggia.
Unico neo il ritmo altalenante e l'eccessivo drammatizzare ogni inquadrature che a lungo andare stanca (tutta la malattia della madre è proprio da melò di bassa lega).
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