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Fantasmi in confusione: invettive sentenze lincenze motti – di Iannozzi Giuseppe

Creato il 27 ottobre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Fantasmi in confusione: invettive sentenze lincenze motti – di Iannozzi Giuseppe

Fantasmi in confusione

invettive sentenze lincenze motti

di Iannozzi Giuseppe

L’Arte

L’arte è forma d’arroganza come la vita la morte l’amore l’odio.

Fantasmi

Luce da un lato all’altro, sposta la mente sulla vita lasciando porte aperte, ma se ti volti sono già chiuse da un alito di vento ch’era il tuo respiro di prima.

C’è stato un tempo, non lontano, o forse vicino, credevo in una fede, e questa era quella dei fantasmi. Scivolavano silenziosi addosso a me mettendomi ubbie in testa, scolpendole con la loro muta voce, passando attraverso i miei sordi orecchi, e s’insinuavano nella mente per darsi corpo di “materia grigia”, per sostituirsi al mio equilibrio elettrobiochimico.

L’umiltà di Leopardi

Si seppellì in una fossa due metri per due, che aveva scavato cent’anni prima nell’infinita eternità, e prese a gridare: “C’è umiltà? Più umiltà, per Dio! Non sentite che c’è bisogno di più umiltà? Umiltà! Umiltà! Umiltà!” E quelli che riposavano la loro vita scortando il ricordo del seppellito, quelli non poterono fare a meno di emanciparsi in grasse risate di scherno: “No, non è cambiato. E’ il solito che grida tacendo. La maledizione che l’ha colto in vita gli è propria ancora nella tomba.” Così dicevano, alzando al cielo crateri colmi di divino nettare; e libavano, ché un’altra ubriacatura ci stava proprio bene.

Leopardi, Giacomo, ma che hai fatto per ridurti così, per lasciarti mortificare dal gobbo fantasma della tua poesia?

Fottersi con le proprie mani

Scopati l’amore prima che sia Eros a cacciartelo dabbasso come è solito fare.

Mani pulite!

La politica non è bella: andrebbe scaricata come diarrea nel cesso. Un affare sporco. Anche se hai la carta igienica a portata di mano, sempre qualcosa di puzzolente rimane attaccato ai palmi delle mani. Il che non è piacevole. Sarà questo il motivo per cui è raccomandabile, sempre, lavarsi le mani prima di toccare una qualsiasi pietanza o mazzetta.

Il vizio dell’intelligenza

L’uomo più intelligente che abbia mai incontrato non diceva una parola: cachinnava alla maniera delle scimmie ed era profondamente arrampicato su un ramo di vizi.

Bisogni

Amore, chiudi gli occhi. Ho bisogno di morire.
Amore, spegni le lacrime. Ho bisogno di amare.
Amore, dimentica l’amore, perché ho bisogno di odiare.

Fede e Credo

Si inizia a morire nel momento in cui si crede nella morte. Credere nella morte è una fede, e andrebbe disprezzata ripagandola con la stessa moneta, quella della fede nella morte!

Maestri

Non esistono maestri, solo imperfette strutture semantiche e filosofiche che imprigionano il pensiero che abbiamo di noi.

Fidarsi

Lasciatevi tutto alle spalle, ma guardatevele bene, sempre, come se aveste cento occhi. E toccatevi le palle, ma per darvi piacere. Non fidatevi né del prossimo né di voi stessi se volete incontrare l’umanità.

La poesia

La poesia è infamia che usiamo come pietra: la scagliamo. E nella nostra presunzione ci diciamo tutti vittime innocenti pronti a lapidare chi come noi.

Immobilità

L’immobilità è peggio della morte fisica e spirituale: se si rimane immobili nel proprio essere, l’unica lontananza che si può sperare di avvicinare è quella del razzismo nei confronti di sé stessi (di noi stessi). Ma chi è immobile non è consapevole, quindi è innocente, perché nuoce solo a sé stesso.

Solitudine

Non si teme la morte, ma la solitudine. Chi vive in solitudine la solitudine è un vampiro che succhia il sangue da una ferita aperta, suppurante e nascosta, che neanche sa di aver prodotto nel suo proprio “Io”.

Parlare d’amore

E’ stupido parlare d’amore: solo per questo banale motivo i poeti si ostinano a scrivere poesie, passioni, felicità, dolori.

Scrivere

Scrivo. E’ abbastanza. Non c’è altro che si debba sapere, tranne, forse, che i capelli diventano, giorno dopo giorno, più radi e bianchi. La forfora cade sulle spalle della giacca come fosse neve. Ma, mai, nessun rimpianto.

Posizioni pericolose

Non schierarsi è posizione di per sé, la più squallida. Ma non banale. Quindi pericolosa.

Modo e Dove

Una donna in imbarazzo dirà sempre “una” incertezza, per poi rivolgersi altrove.
Un uomo in imbarazzo dirà sempre “una” certezza, per poi rivolgersi altrove.
Entrambi mentono nel “modo” ma non nel “dove”.

Dolore

Il dolore è brutalità. Per questo solo motivo lo esterniamo. Siamo fondamentalmente incivili.

Libertà

Si dovrebbe chiedere il significato della libertà solo all’uomo che ha camminato. E una volta appreso il significato della libertà, prendere a camminare per nostro conto.

Censura

La censura è assenzio, dei poveri. Chi la applica è solitamente un fasciocomunista che ama esprimere l’impossibile concetto “libertà espressiva”, ma sempre gridando, in silenzio, d’esser profondamente umile. Per questo motivo non tollera che le sue opinioni possano essere messe in discussione. In teoria e in pratica, non tollera che si scavi nella marcia confusione che cova in quell’unico pensiero tutto avvoltolato intorno alla smania del suo proprio egoismo.

Religione

Gesù ha perdonato chi lo macellò sulla croce. Gli uomini non hanno perdonato l’Unto d’aver preso sulle sue proprie spalle la croce. E’ questo il solo motivo per cui oggi si continuano a muovere guerre di religione.

Emily Dickinson

La Dickinson scriveva senza vivere, tranne nel caso si voglia considerare esperienza un vivere fra quattro pareti. La sua poesia, profondamente intimista, è appunto di solitudine: la sua espressione più alta. A 25 anni si chiuse dentro. Dalla sua camera non uscì mai più, se non in orizzontale. Nemmeno la morte dei genitori la fecero uscire dalla camera, che aveva eletto a suo confessionale. Poetessa che credeva che la fantasia fosse il grembo di ogni parto artistico, rifiutò in toto la vita: poetessa confessionale. Non la prima, non l’ultima. Sopravvalutata e molto, a mio avviso. Mentre trovo più vivace Silvia Plath, nonché maggiormente pregna di significati: però questa viene perlopiù ignorata, forse per via del suo linguaggio particolare, non semplice e salmodiante come quello della Dickinson.

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