Elaborazione artistica di un robot che rifornisce un satellite. Crediti: NASA
Una stazione di rifornimento completamente robotizzata. E in azione nello spazio. È l’ultimo progetto del Goddard Space Flight Center della NASA, che ha appena testato con successo una nuova tecnologia in grado di inviare robot spaziali a rifornire i serbatoi dei satelliti. Non si tratta proprio di benzina, in realtà, ma di qualcosa di molto più delicato: un nuovo tipo di propellente che i tecnici chiamano hazardous oxidizer, ossidante pericoloso. Per questo la lista delle precauzioni è lunghissima, e prima che i primi robot possano avventurarsi da soli sulla Stazione Spaziale Internazionale dovranno superare diversi esami.
Ma intanto una delle voci più importanti della checkist della NASA è stata spuntata: dimostrare che il trasferimento dell’ossidante grazie a braccia robotizzate e comandate a distanza è possibile. Il test, cui è stato dato l’aggressivo nome di RROxiTT (Remote Robotic Oxidizer Transfer Test), è stato effettuato su un satellite finto all’interno della più ampia Robotic Refueling Mission, avviata dalla NASA nel 2009.
“È la prima volta che qualcuno testa questo tipo di tecnologia, e abbiamo dimostrato che funziona” ha detto Frank Cepollina, leader veterano delle 5 missioni di servizio sul telescopio spaziale Hubble. “RROxiTT ha dato testimonianza del fatto che le tecnologie di rifornimento e mantenimento dei satelliti non sono un sogno del futuro. Oggi sono state messe alla prova, e sappiamo che possono diventare realtà”.
Tutte le fasi del test all’interno del Goddard Space Flight Center della NASA sono state seguite dal Satellite Servicing Capabilities Office (SSCO), che punta soprattutto a fornire un supporto tecnologico a tutti quei satelliti che si trovano a viaggiare nell’affollata orbita terrestre. Una “popolazione” formata da più di 400 veicoli spaziali, molti dei quali sono utilizzati per le telecomunicazioni o le previsioni del tempo.
Essere in grado di rifornire questi satelliti geosincroni (orbitanti attorno alla Terra, appunto) direttamente nello spazio costituirebbe un grandissimo balzo in avanti per la tecnologia astronomica.
Durante le operazioni dei giorni scorsi, un robot in Florida è riuscito a rifornire il satellite di prova seguendo i comandi di un operatore, altrettanto robotico, collocato nel Maryland a circa 1.600 Km di distanza. La prossima sfida è quindi coprire gli oltre 35.000 Km che separano i satelliti veri dalla Terra; ovviamente, lavorando in assenza di gravità.
Fonte: Media INAF | Scritto da Giulia Bonelli