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FAR EAST FILM FESTIVAL 13: “Seaside Motel” di Moriya Kentaro

Creato il 03 maggio 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Con un principio rockettaro che si spinge su uno scorcio marittimo mozzafiato, parte la seconda opera del giapponese Moriya Kentaro, che dopo questo incipit composto ci porta ben altrove. Le vicende grottesche e variegate si svolgono infatti tutte al Seaside Motel, una bettola che, al contrario di quanto riferisce il nome, è posta nel bel mezzo delle montagne.

Quattro stanze e quattro storie infelici, con finali tormentati e imprevisti.

Alla 103 troviamo un ciarlatano, rappresentante di finte creme per la pelle, che viene intercettato da una call girl che ha sbagliato stanza e scatena in lui svariati dubbi su lavoro e obiettivi. Al piano superiore, invece, alla 203, una coppia evidentemente in crisi: lei molto appassionata di gioco d’azzardo e lui con qualche problema di prestanza sessuale. Decidono entrambi in autonomia di escogitare un approccio alternativo ai loro problemi, lei rivedendo l’amante e lui chiamando quella call girl erroneamente ferma al piano inferiore. Per entrambi questi personaggi, tutto si acquieterà in un incidente d’auto fatalmente risolutore.

Alla 202 invece, una giovane coppia, la cui fuga d’amore viene interrotta dall’irruzione del boss esattore di turno. Il ragazzo minacciato e poi torturato dal Maestro Pepe, star dei torturatori e fanatico del tagliaunghie, ne uscirà un po’ acciaccato ma con un bel bottino.

L’ultima stanza viene poi occupata da una nuova coppia: lei pantera in splendida forma, lui, uomo di mezza età con la fissa per il corpo di lei. In cerca della prima notte ideale, lo squattrinato escogita un piano per trascinarla all’economico Seaside Motel, dove spera che lei si conceda comunque facilmente. Suo malgrado, la ragazza lo sfianca e lo lascia con un nulla di fatto, poi se ne riparte nella sua caccia di uomini benestanti e ingenui.

Kentaro slitta abilmente da una storia all’altra, scartando il drammatico con dribbling di montaggio, zommate rapide e dettagli strettissimi. Il mood oscilla quindi tra commedia e grottesco, ironico e sadico allo stesso tempo. La morte e il dolore, infatti, presenti nella maggior parte delle stanze, vengono talmente ben integrati nella narrazione che pare che tutto faccia parte di un buffo gioco di ruoli senza vinti né vincitori, ma soltanto con qualche squalifica. Colori accesi, espressioni intense, montaggio rapido, coadiuvato dalla traccia sonora, ci zompettano di qua e di là tra le stanze del Seaside ridendo e ammutolendo.

Fino all’ultimo speriamo che questo scorcio mozzafiato si riveli il paradiso ideale, ma Kentaro ci delude; o meglio, ci riporta nella sua realtà.

Rita Andreetti


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