Prende il via oggi, venerdì 25 aprile, ad Udine, presso il Teatro Nuovo, la sedicesima edizione del Far East Film Festival (hashtag ufficiale #FEFF16) che avrà termine sabato 3 maggio: oltre 60 titoli in cartellone per 9 differenti realtà produttive (Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Taiwan), così da garantire uno sguardo ampio e curioso, che non discrimina le opere commerciali di qualità ma punta comunque a mettere a fuoco l’intero arco della produzione asiatica, tanto nella versione più colta quanto in quella popolare.
La kermesse in particolare registra un prepotente ritorno dei film di genere, dagli action ai thriller, ed è interamente attraversata da un tema di fortissima attualità, quello dei social network, idonei a rappresentare tutte quelle “connessioni” che nutrono il mondo contemporaneo, accorciando sempre di più le distanze anche fra il nostro Occidente e il lontano Oriente.
Quattro prime internazionali saranno suddivise tra l’opening night (Aberdeen, di Pang Ho-Cheung e Fuku-chan of FukuFuku Flats, di Yosuke Fujita) e la closing night (Shift, love stoy filippina diretta da Siege Ledesma e Thermae Romae II, fantasy peplum di Takeuchi Hideki).
Fruit Chan (Wikipedia)
Quest’anno, per la prima volta, i riflettori si accenderanno sul pianeta del documentario (fra i titoli Boundless e The Search for Weng Weng), mentre il Doppio Focus 2014 sarà dedicato al cinema di Hong Kong, con un omaggio a Dante Lam e un ospite d’onore che di quel cinema (o, meglio, della sua sponda indipendente) è protagonista assoluto: Fruit Chan, autore di film come Hollywood Hong Kong e Durian Durian, che ha raccontato gli squilibri e le contraddizioni della post-riunificazione e ora, con il nuovissimo The Midnight After (a Udine sarà presentata la versione definitiva, dopo il passaggio al 64mo Festival Internazionale del Cinema di Berlino) lancia l’ultimo grido di allarme su un mondo che sta per scomparire. Ma se Hong Kong sarà (anche) sinonimo di thriller, toccherà alle Filippine la parte del leone, dopo una stagione di autentica e, forse, inattesa rinascita. Appena due anni fa, nei numerosi multiplex di Manila trovavano spazio solo i blockbuster americani: i laboratori di post-produzione avevano ormai chiuso i battenti e quelli rimasti sembravano esclusivamente rivolti alla televisione.
La grande storia del cinema filippino, insomma, sembrava fosse giunta al tramonto. E invece, una politica culturale che ha deciso di investire da una parte sulla riscoperta e il restauro e dall’altra sul finanziamento di progetti a basso costo, alla ricerca dei registi del futuro, ha portato alla rinascita, di cui il FEFF 16 può rendere, ovviamente, solo parziale testimonianza: dai lavori dei giovani esordienti (come il citato Shift di Siege Ledesma) ai due recentissimi ed estremi lavori del veterano Chito S. Roño, Dynamite Fishing e Boy Golden: Shoot To Kill.Il trailer del Festival è stato realizzato da Matteo Oleotto (Zoran, il mio nipote scemo), sessanta secondi per giocare con l’essenza pop della manifestazione, prendendo allegramente in giro gli stereotipi che (ancora) gravano sull’arte cinematografica d’Oriente, mentre la sigla porta la firma di Video Animazioni Vive, per un progetto curato dall’illustratrice e animatrice Goga Mason e dal rumorista Alessandro Fiorin Damiani.
(Estratto dall’articolo scritto per Storia dei Film, sito d’informazione e critica cinematografica)