Magazine Per Lei

Fare di ogni capo di abbigliamento un'opera d'arte

Creato il 04 febbraio 2012 da Taccodieci @Taccodieci
Ah, com'è semplice fare shopping, quando si è adolescenti!
Vestirmi, da adolescente, era per me la cosa più semplice del mondo. Un po' perchè giustamente sono stati inventati i genitori, per evitare di spendere il pil di una piccola nazione in drMartens e Converse, ma soprattutto perchè basta guardarsi attorno e fare esattamente quello che fanno agli altri.
L'iniziativa individuale degli adolescenti è ridotta a zero: ondata di jeans strappati, ondata di jeans con il risvolto (vomitevoli), ondata di Moncler (proibitivi), ondata di camicie in jeans (negherò fino alla morte di averne portata una anche solo per mezza giornata), ondata di camicie da boscaiolo (idem), ondata di chiodi in pelle (anche in mezzo alla neve - "ma no, mamma, la pelle tiene caldisssssimo!"), ondata di mini (a prescindere dalla fattezza delle proprie gambe).
Quando sei adolescente fai quello che fanno gli altri. Punto. Lo shopping è stressante quanto un pomeriggio invernale di zapping sul divano, perché tutto quello che vuole l'adolescente medio è sprofondare fino al centro della terra e non essere più trovato nella folla.
Quando iniziai la mia vita indipendente, sia dal punto di vista fisico (nella mia casetta con FF), sia mentale (liberandomi della coscienza collettiva tipica dell'adolescenza), attraversai due momenti.
Durante il primo non sceglievo con alcuna cura il vestiario.
Avevo pochissimo tempo a disposizione, un budget ridotto all'osso(buco) e la fortuna di lavorare a cinquanta metri dal mercato cittadino: durante la pausa pranzo effettuavo dei veri e propri saccheggi. Se ad esempio era inverno, arraffavo un paio di maglioni al prezzo più basso immaginabile durante la pausa pranzo, badando esclusivamente che non fossero rossi o verdi (colori che mi stanno malissimo addosso: in rosso sembra che abbia la pelle più brutta e pallida del mondo, in verde do l'impressione di essere una malata terminale), per poi passare ad acquistare frutta e verdura e correre nuovamente in ufficio, a trascorrere il pomeriggio con i miei acquisti sotto la scrivania.
Ricordo ancora il crepitante rumore delle shopper in plastica, ora bandite come nemiche dell'umanità, quando ci finivo contro con i piedi. Potrei quasi definire questo come il "periodo delle shopper in plastica".
Durante la fase successiva, invece, smisi completamente di fare shopping e/o di saccheggiare bancarelle.
Budget limitatissimo, ufficio distante dal mercato e tempo libero ridicolo sono pessimi compagni di shopping. E poi ormai avevo decine di maglioni arraffati, ormai infeltriti e rimpiccioliti (oppure affetti da quella strana sindrome per cui i maglioni, dopo il primo lavaggio, si accorciano fin sopra l'ombelico, mentre le maniche si allungano come quelle di Cucciolo) nell'armadio.
Ecco, questo verrà ricordato come il "periodo dei maglioni infeltriti".
Questa settimana ho detto "altolà" al periodo dei maglioni infeltriti e credo proprio di aver cambiato radicalmente atteggiamento nei confronti dell'abbigliamento. E tutto per merito di una pochette.
- Sentite, dopo il lavoro vi va di fare un salto allo spaccio di AziendissimaFashion?
- Dove?
- Qui vicino. Basta uscire dalla strada, girare a destra e... Da qui sarà un chilometro.
- Davvero c'è uno spaccio così vicino?
- Sì, certo. Ci sono stata qualche giorno fa ed hanno delle borse splendide a prezzi eccezionali.
Anche se non ho affatto bisogno di una borsa (ho una splendida borsa da lavoro e nove volte su dieci, durante il fine settimana, non ho il tempo di trasferire i miei averi in una borsa da Signorina), decido di andare a vedere come sia fatto uno spaccio.
Ebbene sì, non avevo mai messo piede in uno spaccio prima di questa settimana. Questo perchè secondo la mia credenza popolare (ovvero mia e delle mie numerose personalità) gli spacci sono posti dove le cose di marca vengono vendute a prezzi ridotti, ma comunque per me proibitivi. Non chiedetemi perchè mi decida ad entrare in uno spaccio, di mercoledì sera, dopo una giornata di lavoro e quando ho una voglia pazzesca di chiudermi in palestra, ma accade.
Entro nello spaccio con la collega e non posso credere ai miei occhi: butto nel water istantaneamente trent'anni di pregiudizi nei confronti degli spacci, che entrano immediatamente nella top five dei miei migliori amici.
Lo spazio non è molto grande, ma è tempestato di scarpe splendide che costano poco più di quelle cinesi che si trovano al mercato, su un divano troneggiano delle borse magnifiche, capienti come piacciono a me, mentre su di un tavolo è esposto un piccolo esercito di pochette.
Mai avuta una pochette in vita mia, se non una gialla, sola nell'armadio come una particella di sodio, che abbino al Vestito dei Matrimoni. Io odio le pochette: puah pochette! Le pochette sono scomode, le pochette sono piccole al limite del ridicolo, le pochette sono astucci che si credono borsette, le pochette sono per le bimbeminkia che vogliono sembrare fashion, le pochette sono per donne che non fanno nulla dalla mattina alla sera e che non sanno stare al mondo. Le pochette fanno schifo.
Eppure... Eppure guardo quell'esercito di pochette coloratissime...
Cerco di guardare le scarpe, che sono splendide. Mi sforzo di guardare altro, ma quelle dannate pochette cantano come sirene.
Oh, guarda quella in vernice rossa... Dio, non ho mai visto niente di così elegante. NONONO, guarda le scarpe! Le scarpe sono utili, le pochette no!
Quella blu potrebbe essere perfetta per... No, ma chi sto prendendo in giro? In quella blu ci potrebbe stare a malapena uno spazzolino da denti. E pure ripiegato.
Oh, Gesù, ce n'è una color magenta, ovvero il colore più bello che sia mai stato inventato. Ho una sciarpina color magenta che mi sta divinamente e che metto in continuazione: quella pochette sarebbe perfetta.
- Stai guardando le pochette?
- Chi? Io? No, no...
- Io le ho quasi tutte. Costano solo PrezzoRidicoloCheNonDicoPerDecenza.
- STAI SCHERZANDO???
- No. Se vuoi chiedi pure. Io credo di averle tutte... tranne questa.
La mia collega solleva una pochette e capisco immediatamente che non posso resistere oltre. Non mi sforzo nemmeno per trovare un'obiezione all'acquisto perchè ogni obiezione sarebbe solo una gratuita cattiveria nei confronti di quella piccola, innocente, bellissima pochette.
Fare di ogni capo di abbigliamento un'opera d'arte
Tanto per cominciare non è minuscola come un pacchetto di sigarette e poi ha un sistema di calamite che, volendo, libera una specie di manico, per renderla comoda anche sulle lunghe distanze o per gli impegni improvvisi.
Ed infine è bella da morire. Lei è Quella Giusta, La Pochette destinata a diventare la mia Prima Pochette.
- Mi odieresti tanto se comprassi l'unica pochette che ti manca?
- Ahahahah! No di certo!
E così capisco, in una sera sola, grazie alla collega e ad una pochette, che non potrò mai più fare shopping come ho fatto fino ad ora.
A costo di non avere più nulla da indossare e dovermi arrotolare nella carta da forno, non acquisterò mai più abiti per i quali non provi un sincero innamoramento. Saranno pochi, non saranno costosissimi (il fashion non è necessariamente griffato e costoso), ma saranno fatti bene e saranno miei amici.
Li riconoscerò nell'armadio, ci divertiremo assieme, saremo compagni di momenti belli e brutti, li laverò con cura e forse mi scapperà una lacrima quando, ormai logori, dovrò liberarmene.
Magari qualcuno, come scommetto accadrà a questa Amica Pochette, diventerà vintage (non che io stia pensando di investire ingenti somme di denaro nel "vintage del futuro", come Becky Brandon nata Bloomwood) e farà la gioia di una ipotetica figlia del futuro. E così verrò pure ricordata nelle generazioni come "quell'ava squattrinata, ma con gusto da vendere".
La Redazione

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :