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Fare la fila? Ma per chi mi prende!

Creato il 28 novembre 2015 da Nebbiadilondra @nebbiadilondra

E anche un altro stereotipo se ne va. Quello dell’inglese che attende paziente in file ordinate, anche per prendere l’autobus. Saltare la fila era un crimine perdonato solo agli stranieri e ai turisti. Nessun inglese serio lo avrebbe mai fatto. La vergogna sarebbe stata troppa e troppo grande.

Ma l’Inghilterra si sta globalizzando, ne ho avuto la conferma l’altro giorno al museo quando, al banco informazioni ho assistito ad una scena agghiacciante. Dal serpentone che si snodava ben oltre la Grand Entrance si stacca una signora con bambino. Ignorando le occhiate di rimprovero degli altri compagni di sventura punta diretta al mio collega alla cassa e sbatte sul banco una manciata di banconote e ordina di darle subito due biglietti, che era uno scandalo che non ci fosse un’entrata fast track per chi come lei non aveva tempo da perdere. E se anche il mio collega aveva intenzione di accomodarla per evitare una scenata da tragedia greca, l’intenzione gli si è spenta sul volto alla pronuncia della frase fast track. Neanche fossimo in un aeroporto invece che in uno dei piu’ prestigiosi musei di Londra.

Il fatto è che a nessuno piace stare in fila e tutti sanno che nei ristoranti di lusso da sempre una buona mancia al maître accorcia l’attesa (non che io frequenti ristoranti di lusso, ma ho visto molti film…). Ma negli ultimi anni pare che vendere i diritti di passare davanti al prossimo sia diventata la norma. E per norma intendo non solo le file negli aeroporti (a quelle ci siamo da tempo abituati), ma anche nei parchi divertimenti e adesso anche nei musei. La durata della fila è proporzionale al prezzo che si paga per non farla. E diventando soci o semplicemente pagando un sovrapprezzo (priority boarding la chiamano le compagnie aeree) la gente può mettere un prezzo al proprio tempo. Oppure pagare qualcuno per fare la fila al posto suo e comprare un biglietto per mostre-evento come quelle di Leonardo, David Bowie o Alexander McQueen, o l’ultima versione dell’iPhone con il minimo sforzo. Tutto è in vendita. Rassegniamoci.

people-queueing


Archiviato in:Life in the UK, Notizie da un'isoletta Tagged: Alexander McQueen, David Bowie, Leonardo, Londra, un po' di sociologia

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