La scorsa settimana abbiamo parlato di co-sleeping, room-sharing e-bed sharing (a tal proposito vi ricordo di partecipare al sondaggio che trovate qui accanto, nella barra laterale, per dirci cosa ne pensate).
Fino a quando la mia piccola, all’età di sette mesi circa, non ha deciso che di notte non valeva la più la pena di svegliarsi per la poppata (solo per quella eh, che per altre cose invece ha reputato interessante continuare a svegliarsi per molto tempo), abbiamo praticato il co-sleeping nella versione culletta accanto al letto e alla prima poppata notturna tutti insieme nel lettone.
Poi lei ha smesso di volere il latte di notte e, in concomitanza, la culla è diventata troppo piccola. Così abbiamo deciso di provare a farla dormire nel lettino, che da mesi l’aspettava nella sua cameretta. E le è piaciuto. Con alti e bassi e risvegli vari del caso, ma questo, per la mia famiglia, è stato ed è ancora oggi l’assetto per la nanna. Eccezion fatta per le malattie.
Quando mia figlia è malata, che sia influenza, mal di pancia, malattia infettiva, mal d’orecchio e chi più ne ha più ne metta, il nostro lettone è pronto ad accoglierla. E noi pure. Da sempre, quando lei è malata, dorme con noi, o meglio con me (con buona pace del papà che per qualche giorno si accontenta del divano).
Questa decisione permette a me di stare più tranquilla avendola vicina e di rispondere alle sue esigenze in maniera tempestiva. Non che io dorma davvero in quelle notti, sia chiaro. Pisolo, più che altro. Ma tanto, diciamoci la verità, non è che dormirei meglio sapendola nella sua cameretta, magari con la febbre alta. Perciò preferisco così.
Dormire quando si è malati non è facile per noi grandi, figuriamoci per i piccoli. Il naso che cola, la tosse prepotente, l’orecchio che fa male sono tutti ostacoli al buon riposo. Per non parlare dei virus intestinali. I peggiori, a mio avviso. Essere pronti ai suoi “mamma mi viene da gomitare”, limitando al minimo i danni, non mi sarebbe possibile se fossi in un’altra camera.
In questi quasi sei anni ho collezionato notti “da gomito”, notti con la mano a scaldare l’orecchio malato o a reggere il fazzoletto fresco sulla fronte, a elargire miele per la tosse e tachipirina per la febbre. Sicuramente stancante, ma non avrei voluto fare in altro modo. Quando ci si ammala si perde il controllo sul proprio corpo e questa sensazione, specie se si è piccoli, può spaventare.
La nanna nel lettone è rassicurante per loro, ma anche per noi.
Avere la mamma accanto serve a risolvere “materialmente” piccoli e grandi problemi. E quello che non si può risolvere immediatamente, si può sempre alleviare con una buona coccola.
E voi come vi comportate quando i vostri bambini stanno male?