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Fare memoria

Creato il 27 gennaio 2016 da Antonio De Rose @antonio_derose

Per non dimenticare la Shoah è bene riflettere sul contesto in cui la tragedia maturò. Soltanto così diventa pensabile ciò che in apparenza sembra inconcepibile. Che la storia si ripeta. La memoria di Auschwitz non evoca solo una strage di innocenti. La deportazione di ebrei, zingari, omosessuali, laici e religiosi ispirati dagli ideali liberali e democratici fu la soluzione finale di una deriva politica e istituzionale durata vent’anni. L’antisemitismo in Europa era un fatto risalente, non lo inventò Hitler nel ’33. Nel 1919 la Germania si era dotata di una Costituzione fra le più avanzate per l’epoca. Ma la piena dell’intolleranza ruppe gli argini di quello Statuto, resi deboli dalla mancanza di una coscienza civile all’altezza dei principi in esso contenuti. La Costituzione di Weimar era formalmente in vigore all’apertura dei cancelli che svelarono al mondo l’orrore dei campi di sterminio. Quell’esperienza insegna che, quando i principi restano sulla carta, un diritto costituzionale può ridursi a mero interesse in base all’agenda di un leader politico che consideri il compromesso sociale posto a fondamento della Costituzione superato. Ma è su quel compromesso che si basa la civile convivenza in un Paese. È quel patto a sancire il principio secondo il quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Senza ingiuste discriminazioni. E se il razzismo in senso stretto è particolarmente odioso, odiosa è anche la discriminazione in base al censo, alla posizione che occupiamo nei rapporti economici e di lavoro. Odiosa è la discriminazione di genere. La segregazione sessuale, quella religiosa. Fare memoria è più difficile che ricordare. Fare memoria della Shoah significa riconoscere l’ingiustizia quando si presenta, in tutte le sue forme.



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