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di Gaspare Serra. “Cosa vorresti fare da grande?”. A chi di noi, almeno una volta nella vita, non è stata posta questa domanda? In altri tempi, le risposte più comuni erano anche le più banali: “il medico!”, rispondevano i più filantropi; “il prete!”, i più introversi; “il poliziotto!”, i più audaci; finanche “lo spazzino!”, i più estroversi… Oggi, per le nuove generazioni cresciute a “pane e televisione”, le aspirazioni più ambite sono piuttosto cambiate: i figli - dai jeans a vita bassa e dalle mutande alte! - del “consumismo sfrenato” e della globalizzazione selvaggia, perso ogni briciolo di genuinità, sognano di fare “il calciatore”, illusi dalle prospettive di facili guadagni; di diventare “veline”, abbagliati dai lustrini e paillettes del palcoscenico; di divenire “cantanti”, attratti dalla prospettive di bucare lo schermo inseguendo la scorciatoia d’un reality… Ma c’è da scommettere che presto la professione più ambita diverrà proprio quella del “politico”! Quale altra attività “rende molto” in termini di guadagni e visibilità e “richiede poco” in termini di capacità, impegno e competenza? Un tempo l’immagine poco “in” del politico - generalmente visto come un personaggio grigio, noioso, serioso… - costituiva una naturale barriera tra i giovani e la politica. Ma come non cambiare idea ripensando alle serate “allegre” dei nostri premier, ai divertimenti “sfrenati” dei nostri consiglieri regionali o ai festini “dissoluti” cui non di rado incappano i nostri politici?!