" Al Qaeda ha perso molto della sua forza negli ultimi cinque anni. E' stata resa incapace di organizzare attacchi terroristici su vasta scala contro obiettivi di alto profilo, sul modello dell'11 settembre. E ha quindi optato per una sorta di struttura decentralizzata, dove il centro serviva da ispirazione per i gruppi sparsi, i quali puntavano su obiettivi e quindi popolazioni locali, in Giordania, Arabia Saudita, Iraq, alienandosi le loro simpatie."E prosegue parlando di come la primavera araba abbia permesso, attraverso una rivoluzione relativamente pacifica, di cambiare le carte in tavola e le richieste dei popoli islamici: democrazia e giustizia sociale. Non più terrore e Islam, per combattere le dittature del mondo arabo.Zakaria, poi, aggiunge, scongiurando un pericolo anche nel breve periodo ("se fossero stati in grado di organizzare attacchi li avrebbero fatti"), come la cattura di Osama sia stata la "rivincita" di Obama, dopo le accuse di debolezza.
"Io definirei quella del Presidente, una strategia della "durezza selettiva", o meglio dell'"unilateralismo selettivo", al posto di quello generalizzato di G.W.Bush. E' chiaro che con l'eliminazione di Bin Laden sarà difficile dare ad Obama del debole"Conclude poi con una riflessione: la vittoria, chiamiamola così, contro il terrorismo, con la morte di Bin Laden e la fine (speriamo) di Al Qaeda, avrebbe potuto svincolare gli USA dall'impegno in Medio Oriente, per guardare verso il "Grande Oriente", dove si giocherà la partita del futuro. Ma gli avvenimenti della nel Maghreb, la situazione in Siria, in Giordania e in Arabia Saudita, vincolano gli States ad impegnarsi a creare relazioni con i popoli rivoltosi, dato che le oligarchie al potere sono estremamente traballanti e "tra cinque anni nessuno di questi regimi sarà ancora in piedi". In ultimo cita H. McMillian: per spiegare cosa determinasse la politica estera, l'ex Primo Ministro britannico diceva : "Gli avvenimenti, caro ragazzo!".
Gli avvenimenti....