Origine: USA
Anno: 2014
Episodi: 10
La trama (con parole mie): in una piccolissima cittadina del Minnesota, Bemidji, nei primi Anni Zero, prende forma la vicenda di Lester Nygaard e Lorne Malvo. Il primo è un assicuratore sfigato ed infelice, sbeffeggiato dai vecchi compagni di scuola e schiavo di un matrimonio che pare più simile ad un incubo, il secondo un sicario in grado di cambiare aspetto e professione sempre pronto a girare il Paese per colpire i suoi bersagli, un predatore fatto e finito.
La casualità che porterà i due ad incrociarsi segnerà i destini di una serie di vittime che insanguineranno le strade non solo della minuscola località, ma anche della non lontana Fargo e di Las Vegas, nonchè quelli di Lester e Lorne, che impareranno l'uno dall'altro ad essere più spietati o, in una certa misura, più vulnerabili.
E quello che il cambiamento riserverà, a dispetto delle apparenze, non sarà necessariamente qualcosa di buono.
"A volte è così, che tutto comincia: dal molto piccolo".
Con questa frase ha di fatto inizio uno dei supercult di sempre del sottoscritto, Grosso guaio a Chinatown, monito di quanto il caos si possa nascondere, spesso e volentieri, appena sotto la superficie di acque quiete.
Un monito che ben si adatta alla vicenda narrata in Fargo, serie che, nel corso del duemilaquattordici, ha rappresentato il vertice del piccolo schermo a detta di critica e fan insieme a True detective: una piccola - anzi, piccolissima - cittadina della provincia profonda, un piccolo uomo schiacciato e reso tale dalla vita e da altri solo apparentemente grandi, una piccola ferita pronta ad aprirne altre decisamente più profonde, incarnate e prodotte quasi tutte da Lorne Malvo, charachter strepitoso interpretato da Billy Bob Thornton, simbolo di un Male predatorio e privo di etica o morale, in bilico tra il Cigurh di Non è un paese per vecchi ed il concetto moderno di serial killer, glaciale e spietato, ma anche a suo modo profondo come solo un predatore, per l'appunto, può essere.
In questo senso i suoi confronti con la gente di Bemidji e Duluth, da Carradine a Colin Hanks, sono l'esempio di quanto Malvo/Thornton sia, di fatto, il motore di una vicenda nerissima e terribile, nonchè, a suo modo, una persona "migliore" di quanto un frustrato votato alla vendetta contro il mondo come il Lester Nygaard di Martin Freeman - strepitoso, anche migliore del suo più blasonato collega Billy Bob - potrà mai essere, sepolto sotto le insicurezze e la voglia rabbiosa più che di riscatto, di affermazione.
Dall'altra parte, a fare da contraltare alle due anime nere della vicenda, la coppia formata dall'agente Molly Solverson - e se Malvo è un predatore, senza dubbio l'apparentemente impacciata giovane vicesceriffo è il cane da pastore citato da Eastwood in American Sniper - e dal postino mancato Gus Grimly, come Lester in cerca di rivalsa ma, un pò perchè padre, un pò perchè, forse, banalmente più buono della sua controparte, destinato a vivere la stessa in modo costruttivo, fino a ritrovarsi a chiudere il cerchio in una veste assolutamente insolita.
Il parallelo tra queste due strane coppie, oltre ad essere il motore delle dieci puntate, è senza dubbio l'anima di Fargo, produzione di altissimo livello anche se non esente da difetti - l'accelerazione in termini di tensione degli ultimi episodi tende a far apparire i primi fin troppo dilatati, alcuni passaggi paiono archiviati al contrario troppo in fretta - e dimostra quanto ormai le produzioni televisive abbiano raggiunto livelli perfino superiori rispetto a quelle cinematografiche, regalando momenti di grandissima emozione agli spettatori, dall'uccisione della signora Nygaard alla progressione quasi videoludica di Malvo all'interno della sede dell'organizzazione di Fargo, senza dimenticare il crescendo al limite dell'insostenibile regalato dagli ultimi due episodi, dall'ascensore a Las Vegas fino al dialogo nella tavola calda tra Lorne e Lou - che ha rispolverato le atmosfere del Dexter dei tempi migliori -, per non parlare della baita, di Gus e dello stesso predatore al loro ennesimo, e decisivo, faccia a faccia.
Ma a prescindere dalle qualità artistiche e dalle atmosfere, il grande merito di Fargo sta nella riflessione che tende a produrre, pronta ad andare oltre il grottesco, il noir ed il thriller: cosa saremmo disposti a fare per riscattare le nostre sconfitte, piccole o grandi?
E incrociando il cammino di un predatore - uno di quelli veri - tenderemmo a lasciar correre, in modo da non mettere in rischio la nostra incolumità nell'immediato, o ci batteremmo affinchè tutto possa condurre ad un mondo almeno in piccola parte più in pace?
E c'è davvero una possibilità che sia così, o che questa sia solo la verità fornita da Legge e Morale?
Il mondo in cui viviamo, la società, le convenzioni, hanno finito per celare la crudele realtà dei fatti, ovvero che la Natura è l'arbitro definitivo, ed in quanto tale, sarà sempre libera di mandare alla scoperta dello stesso mondo che scopriamo animali - sociali o no - in grado di non lasciare nulla dietro, al loro passaggio?
Sinceramente, non voglio saperlo, o scoprirlo.
Mi bastano un divano, la sera, chi amo al mio fianco, un buon drink e la tranquillità di non dover necessariamente uscire sul portico imbracciando un fucile.
MrFord
"I am the wolf
without a pack
banished so long ago
I've survived
on another’s kill
and on my shadow home."Mark Lanegan - "I am the wolf" -