The Beauty of Inner Truth è il titolo dell’interessante mostra dell’artista iraniana Fariba Ameri che, inaugurata lo scorso 13 luglio, troverete fino al prossimo primo di settembre presso la sala principale della JNA Gallery del prestigioso Bergamot Station Art Center di Los Angeles: le opere esposte esplorano la complessità emozionale della donna attraverso le epoche; utilizzando la tecnica mista, colori fortemente in contrasto e animati colpi di pennello, il lavoro dell’artista raggiunge un’intensa fisicità. Attingendo a temi persiani e mitologici e impiegando oggetti dall’alto valore simbolico che vengono disegnati e incastonati nella tela, Fariba Ameri gioca fra ciò che si vede e ciò che si cela. Come lei stessa ha dichiarato: «Cerco un equilibrio fra la spontaneità e il preconcetto, fra il decorativo e il profondo, fra l’oscurità e la luce». I suoi soggetti sono simbolicamente autobiografici ma anelano all’investigazione dell’animo umano attraverso una lente femminile, trasformando oggetti personali, gioielli, frammenti di vecchi quadri e di carta, in oggetti di rinnovata bellezza e grande forza. I volti misteriosi ed evocativi che scrutano gli spettatori dalla tela sfidano la tradizionale nozione dell’identità della donna rappresentata unicamente dalla sua bellezza fisica. Fariba Ameri ha vissuto per buona parte della sua giovinezza in Iran; nata a Teheran nel 1959 da una famiglia di origini tedesche e russe (suo padre era nato in Germania e sua nonna era di nazionalità russa. Sopravvissuti entrambi alla seconda guerra mondiale, la nonna dell’artista era stata anche testimone della rivoluzione russa così come Fariba lo è poi stata della rivoluzione iraniana), ha terminato i suoi studi superiori presso la Leysin American School in Svizzera prima di frequentare l’università negli Stati Uniti.
«Durante la mia infanzia in casa parlavamo tutti farsi e festeggiavamo il Norouz, il capodanno persiano. Ho studiato poesia e letteratura persiane ma ho anche appreso a celebrare molte culture e religioni differenti. Vivere in Iran per i miei primi diciassette anni, negli anni sessanta fino ai tardi anni settanta, mi ha resa definitivamente un’orientale dal tocco occidentale. E adesso, avendo vissuto negli ultimi trenta anni negli Stati Uniti ed essendo stata influenzata da altri principi e culture di valore, difficilmente riesco a separare gli uni dagli altri». Fariba Ameri fa proprie le parole di Virginia Woolf: «In quanto donna non ho patria. In quanto donna la mia patria è il mondo intero». E aggiunge: «Credo di far parte di un mondo più ampio che supera i limiti di nazionalità e religione».
Fariba Ameri giunse alla pittura all’età di 14 anni con la lettura di un libro sulla vita di Vincent van Gogh e rimase profondamente colpita dall’intensità emozionale delle opere dell’olandese. Libertà di espressione e rispetto dell’individualismo sono i due principi chiave che raccontano non solo l’arte ma anche la persona dell’artista proprio in virtù della sua storia; commentando le opere di questa sua esposizione, ha dichiarato: «Ogni dipinto può raccontare la storia di una donna in un contesto temporale o culturale differente, ma tutti i quadri sono collegati dalle sfide che le donne affrontano per superare una duplicità che sembra essere senza tempo e appartenere a tutte le epoche». Molti dei suoi soggetti, come lei stessa del resto, sono immigranti: «Noi tutti possiamo essere considerati immigranti del mondo, donne e uomini, alla ricerca del nostro destino; non possiamo sopravvivere al tempo ma le nostre storie possono farlo. Questo è il nostro modo di diventare immortali».
Per saperne di più
http://www.faribaameriart.com/
http://jnagallery.com/
Questo articolo è disponibile anche in versione inglese:
Fariba Ameri: an Iranian Artist in Los Angeles