una rubrica a cura di Ivana Vaccaroni. Spesso quando parliamo usiamo dei termini in modo non appropriato, attribuendo alle parole un significato decisamente errato. Un esempio? L’espressione una tantum viene tradotta comunemente con le parole ogni tanto, mentre significa esattamente una volta soltanto, poiché si tratta di due avverbi che hanno tale accezione all’origine. Quindi quando ci viene imposto di pagare una tassa una tantum non preoccupiamoci troppo: dovrebbe trattarsi di un’eccezione!
C’è poi la parola Prosit che le persone di lingua tedesca usano per brindare invitando i commensali a tale gesto di condivisione: ebbene tale vocabolo deriva dal latino e significa “ Ti giovi”, “ ti sia favorevole”; trattandosi del congiuntivo presente del verbo prosum ( composto di sum): non si sa per quale motivo in Germania e Austria venga adoperato e in Italia no …
Che dire poi del plurale delle parole “doppie”? Pomodoro dovrebbe originariamente derivare dall’unione di pomo e d’oro e quindi il suo plurale essere pomi d’oro: come sappiamo, però esso è invece, per una delle numerose stranezze della nostra lingua pomodori, che non ha alcuna giustificazione linguistica.
Altre espressioni di uso molto frequente ma decisamente improprio sono: piuttosto che e delle due l’una.
Vediamo perché: la prima dovrebbe essere usata in alternativa ad “anziché”e indicare una preferenza, mentre ultimamente sembra esprimere soltanto un paragone, un confronto, e viene adoperata al posto di o; non è una congiunzione ma deve eludere, dividere. La seconda è ancora più frequente e decisamente errata, in quanto spesso ci si ferma a esprimere il primo concetto omettendo la necessità di metterlo a confronto con un altro. Esempi “Sono uscito, piuttosto che restare in casa” e non “Sono uscito o rimasto a casa ”; “Delle due l’una: non mi incanti!”
Un termine abusato è anche l’avverbio assolutamente che di assoluto ha ben poco se non è seguito da un avverbio affermativo o negativo: “Dicono che io sia una brava cuoca …” Assolutamente sì o assolutamente no sono le risposte da fornire, ma l’avverbio rafforza un concetto già palese: sì o no danno già l’idea di ciò che si vuole esprimere. E che dire di “attimino” o “quant’altro?” Sembrano termini che possano modificare attutendoli certi concetti, mentre invece snaturano il senso della frase … “ Ho conosciuto tua zia, con tutti i suoi pregiudizi e quant’altro …” Cioè? Il senso mi sfugge … ammesso ci sia!
Concludo citando clamorosi esempi di traduzione … casalinga e come tale poco “opportuna”: una corbeille di fiori è diventata una corbella, per non parlare del ”busillis” di manzoniana memoria … la cui traduzione non rende tuttora il concetto che Renzo voleva esprimere.
Featured image, il brindisi in un quadro di Peder Severin Kroyer.
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