una rubrica a cura di Ivana Vaccaroni. L’importanza storica di Pirandello risiede proprio nel suo teatro che costituisce un punto fondamentale nella storia del teatro italiano, europeo e mondiale: dal 1920 in poi non si può parlare di teatro senza conoscere l’opera dell’autore siciliano.
Quale la sua concezione del mondo? In che modo l’ha espressa attraverso il teatro? L’ideologia cui si ispirò non ha precedenti né paragoni: è sua … è pirandelliana e gli deriva dalla maturazione letteraria di cui viene a conoscenza e cioè da quella della fine dell’Ottocento. Più tardi egli si crea strutture e metodiche a lui più congeniali.
In un certo numero di opere, ad esempio, Pirandello affronta come tema principale quello dell’adulterio di fronte al quale è interessante notare sia la posizione dominante che quella dell’autore stesso. Differenti sono le angolature da cui partire: nell’Ottocento diventa preponderante nella letteratura naturalista e verista, dove le cause di ciò sono prevalentemente sociali. Sono questi gli anni in cui Ibsen con “Casa di bambola”(1879) comincia ad impostare diversamente il tema della famiglia, dando maggiore visibilità al ruolo di marito e moglie e non al tema dell’adulterio. La letteratura si pone quindi come analisi critica e conoscitiva della società contemporanea. Nel Novecento vi era invece un atteggiamento di contestazione globale; per molti scrittori, infatti, la famiglia è un istituzione corrotta, falsa, dove il matrimonio rappresenta una soluzione borghese e votata semplicemente a “coprire” scomode realtà. Questa fu anche l’ideologia dei futuristi e del primo dopoguerra.
Pur attraverso prospettive differenti esiste un punto comune a tutte: il tentativo di risolvere il problema partendo dalla cultura positivistica e da una poetica naturalistica.
C’è poi un’ulteriore distinzione da fare: se la storia si svolge in un ambiente popolare , questo è un mondo autonomo con una cultura, un insieme di costumi e leggi tutte sue e distinte dal mondo borghese; la storia avrà sempre però un epilogo tragico dal momento che gli autori cercano di trovare in questa società i valori perduti dalla borghesia, nella quale peraltro spiccano le apparenze e spesso la falsità.
La prima opera teatrale di Pirandello, La morsa, non presenta ancora innovazioni tecniche importanti né ideologiche di cui egli sia consapevole ma reca due importanti novità: la fine tragica e il carattere intellettualistico del dramma, dove il tradimento è determinato dalla noia della vita quotidiana ma viene giustificato con l’illusione, da parte della donna, di trovarsi di fronte a un grande amore. Quindi, come in “Così è ( se vi pare)”, quello che l’autore vuole insegnare è che la verità oggettiva non si può conoscere ed esiste una sola verità che conta veramente, quella che ognuno si crea e che gli permette di vivere.
L’opera più significativa per conoscere a fondo il suo teatro rimane però “Sei personaggi in cerca d’autore”: essa rappresenta le esperienze di Pirandello nei confronti dell’avanguardia teatrale europea che, soprattutto nei futuristi, aveva avuto funzione di rottura nei confronti del teatro precedente. Si tratta di un esempio di meta teatro, già conosciuto nel Settecento, ma qui il significato va oltre ed è duplice: si può infatti verificare un conflitto tra il regista , che impone una propria visione del dramma, e l’attore che rivendica la propria personalità e autonomia.
Pirandello presenta dunque delle tesi nuove, che non sono più congruenti alla struttura del teatro positivistico nella quale inizialmente sono ancora espresse, ma rappresentano l’evoluzione del teatro italiano, europeo e mondiale come rilevato all’inizio della disamina.
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