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Quando è più di uno a compierlo l´esperienza di perdita di sé diventa estrema.
Lo stupro di gruppo esplicita anche, enfatizzandola, l´oggettivazione della vittima e del suo corpo, reso puro oggetto delle pulsioni dello stupratore e insieme trofeo di gruppo, documentazione reciproca del proprio potere di maschi, strumento di consolidamento del rapporto di gruppo. Infine, è un atto ancora più vigliacco dello stupro individuale, dato che i singoli usano la forza del gruppo per sopraffare la loro vittima.
È difficile comprendere come la Corte di Cassazione abbia potuto equiparare lo stupro di gruppo allo stupro individuale, con l´argomento che il primo «presenta caratteristiche essenziali non difformi» dal secondo.
Come se si trattasse di tanti atti individuali senza collegamento tra loro, ignorando proprio il contenuto di gruppo dell´atto e le sue conseguenze per la vittima. Eppure, per altri reati, l´essersi organizzati con altri per compierli è un´aggravante che in qualche modo cambia il tipo di reato.
Se il farlo in gruppo è un´aggravante quando si distruggono cose e si aggrediscono (non sessualmente) persone, o si partecipa a forme di protesta non autorizzate, perché se si stupra una donna invece diviene irrilevante?
Perché uno stupro è solo uno stupro, a prescindere che a compierlo sia uno solo, due o, perché no, cinquanta, dato che l´atto materiale è compiuto sempre da uno per volta? Si può discutere di carcerazione preventiva e di forme di custodia cautelare alternative. Ma in questione qui è l´equiparazione di due reati, gravissimi entrambi ma non identici né nelle motivazioni né nelle conseguenze, dal punto di vista della vittima, ma anche di chi li compie.
La pronuncia della Corte riguarda solo le misure di custodia cautelari. Ma non è difficile ipotizzare che gli avvocati difensori degli stupratori la utilizzeranno in sede di giudizio, per alleggerire la posizione dei loro clienti.
Non è la prima volta, purtroppo, che la terza sezione della Corte di Cassazione sottovaluta la violenza sulle donne. Rimane indimenticabile la sentenza del 1999 che dichiarò l´insussistenza dello stupro, perché incompatibile con il fatto che la vittima indossava i jeans. Anche se successivamente, in un altro caso, la stessa Corte corresse il tiro, probabilmente resa più avvertita dalle proteste seguite a quella ridicola sentenza.
Il fatto che ripetutamente incorra in questo tipo di infortuni valutativi induce al sospetto che molti giudici della Corte non considerino poi così grave lo stupro, individuale o di gruppo che sia, e siano disposti a concedere molte attenuanti agli stupratori.
Chiara Saraceno La Repubblica del 03/02/2012
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