Farmaci omeopatici: 'vittoria a metà per i produttori'
“Un passo avanti è stato già fatto: il testo approvato alla Camera ha recepito la nostra proposta di ridurre a 200 euro la tariffa di mille euro applicata a tutti i farmaci che necessitano dell'autorizzazione dell'Aifa alla messa in commercio”.
Un successo, ma per Antonella Ronchi, presidente della Federazione italiana delle associazioni e dei medici omeopati (Fiamo) e coordinatrice del Comitato permanente di consenso e coordinamento per le medicine non convenzionali in Italia, il settore dell'omeopatia è ancora a rischio.
Che cosa temete?
“Il testo attuale riduce la tariffa ma rimanda a un successivo decreto, in arrivo entro fine novembre, che stabilirà per quali farmaci si dovrà pagare. Non siamo contrari a pagare il nostro contributo ma sono necessarie delle differenziazioni”.
Che tipo di differenziazioni?
“In base ai lotti venduti: in una ditta omeopatica media circa il 95% dei prodotti vendono meno di 5 mila pezzi l'anno e in listino ci sono circa 2 mila farmaci: il costo sarebbe di 400 mila euro l'anno, non sostenibile per molte aziende”.
Cosa proponete?
“Per esempio come in Germania, che i farmaci venduti in piccole quantità, come molti di quelli omeopatici (tra l'altro spesso I più innovativi), vengono solo notificati e non registrati: questo garantirebbe ai pazienti le stesse sicurezze e alleggerirebbe l'Aifa di circa 30 mila dossier da visionare”.