Il titolo è figlio di una battuta di Cì, nel post qui sotto; lo spunto per il gioco, invece, da un post di Palmy, nel quale a sua volta recupera un suo vecchio contributo del 2008, andando a vedere, nei sei anni circa che sono passati in mezzo, in che cosa sia cambiata. La ‘povna, a quel tempo, non esisteva nella rete (sarebbe passato più di un anno) e dunque non può fare un autentico confronto. Però il giochino la diverte, ed è a suo modo utile. Perché la forma a volte fa sostanza (e dunque come ci si pone al mondo riflette anche un po’ lo sguardo su noi stessi); e perché scattarsi un autoscatto, oggi, la aiuta in una forma di riflessione che, in questa estate, la impegnerà parecchio, vale a dire riflettere, nell’anno del “basta parole”, su quanto sia cambiata.
Ecco dunque, sub specie modae, il portolano dell’abbigliamento ‘povnico. Chi ha voglia di giocare con lei, si accomodi qua sotto (o a casa sua, se preferisce, magari segnalandoglielo). A tutti gli altri la ‘povna chiede una preventiva venia per la voluta frivolezza. Dopo tutto, si tratta pur sempre di giugno e dell’estate.
La mia divisa: rispettivamente, inverno e estate, pantaloni (sportivi, lunghi e a vita bassa) e vestitelli (al ginocchio per lo meno, o più corti; oppure invece lunghissimi – astenersi mezze misure di polpaccio, possibilmente di lino).
I colori: il nero, sempre; le variazioni su blu, azzurro, turchese, celeste; ovviamente la passione politica impone molto rosso; e poi il viola di inverno; e (va da sé) molti pallini e molte righe.
Scarpe: sportive, praticamente sempre; sia che si tratti delle varianti da ginnastica, sia di sandali o stivali. Kickers e Camper su tutte, e dunque niente tacco; ma attenzione: non frequentazione non vuol dire ignoranza! Il che significa che la ‘povna è perfettamente in grado, all’occorrenza (per esempio per il matrimonio dell’anno), di rispolverare il suo passato da figlia bene altoborghese della mittel-Europa decadente, sciorinando una batteria di calzature da paura.
Gioielli e accessori: l’anello della libertà non la abbandona mai, così come l’orologio delle ferrovie svizzere; il resto è variabile, ancora una volta: dalla paccottiglia più scema a Bulgari (sempre eredità di famiglia); non più orecchini, ché si è lasciata, volutamente, richiudere le orecchie; e – a parte quelli di corda (mai più senza dall’estate della maturità, una vecchia promessa) – nemmeno alcun tipo di bracciale. Sciarpe sempre, anche più di una. Non disdegna i cappelli, che le stanno anche gran bene.
Sempre: le mutande (che domande?)! E (magari anche molto ben nascosta) qualche riga.
Mai: le scarpe a punta e i pantaloni a sigaretta (la ‘povna è una da profondi anni Settanta, non si era capito?!).
Cosa mi piace del mio guardaroba: che, anche quando è in capo all’eleganza, sa sempre ricordare un po’ di buffo.
Cosa vorrei cambiare: onestamente? Niente.
Trucco: poco, anche se da un anno a questa parte un poco sì (in omaggio a una scommessa). Leggero in ogni caso, senza grossi pasticci. (Sulla ‘povna [s]truccata, tra i suoi amici, circola un nanetto: di quella conoscente che le chiese “la marca del tuo fondotinta, o del tonico, non ho mai visto una pelle così bella”; la ‘povna rispose allora quello che dice oggi: “Mi dispiace, non ne uso”).
Ossessione: le righe!
Negozi preferiti: variano da periodo a periodo. In questo momento la Coin è ottima, perché le offre un sacco di cosette tutte insieme, ed è assai comodo. Poi Desigual, che si trova online a prezzi folli. E poi i mercati, ovvio, e i negozietti. E poi tutto quel che viene.
Il prossimo acquisto: due costumi da bagno nuovi, necessari.
Un errore: la salvietta poggiapiedi per la piscina, assolutamente inutile.
Un sogno: per ora, non pervenuto.