Milano è una fonte inesauribile di bellezza.
La cosa che la rende ancora più particolare, poi, è che questa bellezza non è sempre palese. Milano non è bella per definizione, se per bello intendete, chessò, un posto come Parigi.Spesso e volentieri la bellezza va cercata: dietro le porte, in angoli remoti, o persino nelle persone che in qualche modo hanno reso un luogo quello che è: nel caso di Milano, un posto che brulica di vita, in cui accade sempre qualcosa. Perchè la bellezza di Milano sta non tanto in quello che è fermo, statico, immobile, bensì nel flusso, nel movimento dinamico che la altera in continuazione, rendendola sempre diversa ma mai incoerente. L'importante è immergersi e farsi trascinare da questo scorrere perpetuo. Predisporsi. A volte non serve neanche stare troppo a selezionare, basta abbandonarsi all'idea che non c'è mai limite alla scoperta, e anche se si tratta di qualcosa che non ha propriamente atteso le nostre aspettative, comunque alla fine abbiamo imparato qualcosa.Armani Silos
Questo pensavo ieri, quando ho varcato per la prima volta, con vergognoso ritardo, le porte dell'Armani Silos. Come dicevo, appunto, la bellezza a Milano va cercata, e non risiede per forza in un palazzo dalla facciata architettonicamente sorprendente, o nella chiesa finemente affrescata. Questa volta la bellezza di Milano l'ho (ri)scoperta nella figura di un personaggio che ha reso grande la sua città. Il signor Giorgio Armani.
...per esempio, con questi meravigliosi completi daywear pensati per la donna in carriera:
Non vi ricorda Diane Keaton?
Armani Silos è un posto che va visto almeno due volte. La prima, con una guida esperta. Io ho scelto il servizio Akropolis, che organizza tour guidati e gite fuori porta in compagnia di guide qualificatissime. Armani, infatti, ha connotato il luogo del carattere minimalista ed essenziale che lo rappresenta, non solo nella struttura che ospita l'esposizione, ma anche nella presentazione stessa degli abiti, che sono disposti per aree tematiche e non per ordine cronologico, e che non presentano null'altro se non una targhetta che ne identifica l'anno di produzione. Questo significa che potreste passare davanti all'abito indossato da Richard Gere in American Gigolo senza sapere, appunto, di cosa si tratta. Neanche i manichini ci sono, fateci caso. Gli abiti sono cuciti su strutture invisibili, che danno l'idea che esista solo l'abito, e nient'altro.
Ecco quindi le giacche da uomo, il velluto ovunque...
Il famoso completo di Richard Gere in American Gigolo
E quindi si passa dai grigi, al greige, al nero, al colore, e alla luce, passando per una ricchissima esposizione di accessori, uno più bello dell'altro.La struttura si chiama Silos proprio perchè un tempo conteneva cereali, e ogni gruppo di abiti è contenuto in celle nelle quali si può entrare. Non ci sono teche di vetro, nè distanza tra voi e gli abiti. Potete percepirli in tutto il loro splendore, godendo di un'esperienza multisensoriale di altissimo livello. Quindi, dopo una prima visita guidata, fatene una seconda, da soli, passeggiando tra gli abiti che sembrano sospesi in aria, guardateli senza fretta, scrutate ogni dettaglio, sognate di indossarli. Fidatevi, anche il più semplice dei suoi tailleur è irresistibile.
Amerete le sue suggestioni orientali...
I toni pastello...
I fiori, gli unici che mi piacciono, io che odio le stampe a fiori...
La semplicità pura...
Il rosso e arancio. Giorgio Armani non sopporta il giallo, invece...
E la mia sezione preferita, quella delle righe e dei black and white...
Il mio outfit del cuore.
E ancora righe, bianchi e neri e velluti morbidissimi:
Milano, Armani, pura bellezza.
MLG