Pessimi momenti, questi.. sono molto, molto arrbbiata. Più che altro, mi sento presa per il culo. Non bastava la definizione di curvy a farmi incazzare, ma ci si mette pure la stupida società italiana e le sue stupide regole dettate da persone stupide. Ok, mi spiego meglio…Vengono definite fashion bloggers, addirittura fashion icon. Dice che dettano legge in fatto di moda. Dice che siano delle vere e proprie paladine del low cost, ma che poi sono firmate da capo a piedi di Ives, di Hermès, di Coco, di Cèline, e chi più ne ha più ne metta. Dice che hanno un gran buon gusto. Dice che siano anche brave a parlare, comunicare, in inglese (evviva google traduttore!!).Inoltre, sanno accostare i colori e mixare stoffe estive con collant coprenti (quando si degnano di indossarli), il tutto con gran classe.
Sanno camminare sui tacchi con grazia ed eleganza. Sanno saggiamente consigliarci di indossare sandali aperti a febbraio e le nuove zeppone baldraccose revival 1997, della collezione P/E Zara sulla neve. Questi si che son consigli.
Usano pose plastiche e quando decidono di indossare qualcosa di primaverile, non sono mai banali: si va sul floreale. E quando dico foreale, intendo una serra intera stampata su camicia e pantaloni, giusto per esser coerenti.
Sono sempre innovative ed originali, soprattutto non copiano stili diversi e sono sempre estremamente eleganti e chic.
Ragazzine con pelliccie di visone di mia nonna. Disadattate nude nella neve.
Scrivono dei gran bei pezzi sui loro articoli, roba profonda, che lascia il segno e che ti fa chiedere perchè non siano giornaliste di moda. Sono delle ottime fotografe, infatti usano delle Reflex solo per immortalare il loro ego spropositato e usano la funzione super macro per scattare qualche bel ritratto alla firma che portano sulla borsetta. Danno consigli di moda al “tg” Studio Aperto, ma se chiedi loro che cosa sia un broccato e che cosa abbia significato nella storia della moda, loro ti fissano in silenzio… e poi fanno la classica risatina scema di Barbie quando vede per la prima volta il pene di Ken. Non saprebbero distinguere un taffetà da un velluto, un lino lavorato da un lino inamidato, un cotone da una maglina… al massimo ci arrivano se riescono a comprendere ciò che c’è scritto sull’etichetta.Eppure loro sono fashion icon, icone di moda e della moda, le ragazze del futuro che, in bando agli studi di moda (in genere sono tutte avvocatesse o commercialiste fallite prima di iniziare la tesi di laurea), di taglio e cucito e di storia del costume, dettano legge. E si da loro addirittura la possibilità di creare linee di moda e di scarpe, con ottimi regali aiuti finanziari per iniziare l’attività, palesemente copiate da stilisti famosi, ma non per questo che costino al di sotto dei 300.
Italia… ma vaffanculo!!!!!