L'esperienza di Fashion in Pfanner era stata totalizzante e una completa rivoluzione: niente di simile a cui avessi partecipato fino a quel momento. Passione, sorrisi e una compagnia di amici che ha reso il tutto ancora più speciale.
Era difficile, se non impossibile, superarsi. E invece Fashion in Flair e tutte le menti creative dietro al progetto ci sono riusciti.
Gli ingredienti di base, che hanno fatto grande l'edizione passata, erano gli stessi: passione, talento, lentezza, pazienza, amore per il bello e ben fatto, cura al dettaglio, dedizione, senza dimenticare i sacrifici, magari le notti insonni e qualche pensiero.
Eppure è come se questa volta la qualità e la quantità fossero cresciute esponenzialmente: in ogni ricamo, in ogni intarsio, tra le pieghe dei vestiti e le perle dei gioielli mi è sembrato di vedere un prolungamento dei designer stessi, quasi che quelle pieghe fossero in realtà gli angoli della bocca aperti in un sorriso colmo di emozione e amore per la propria professione, spalancato come un abbraccio che ti invita ad entrare e a scoprire come nasce la magia.
C'erano abiti da perdere la testa. Non ho resistito ad indossare un cappotto di Lafré decorato con intarsi e passamanerie, a metà tra un capo d'ispirazione militare e un sogno alla Garavani. La pelle era così morbida da scivolare come un guanto sulla pelle e i colori così vividi che da soli erano capaci di raccontarti i viaggi della signora Laura Uggé Tamagni tra l'Africa e l'Oriente, tra giornate di sole che sanno di spezie e volti coloratissimi e in festa.
Dalle terre esotiche sono tornata in Italia, a Capri, con i sandali-gioiello di Dea Sandals: ho immaginato di camminare per la piazza della città, col profumo di salmastro nel naso, la pelle riscaldata, i capelli al venti. Un abito impalpabile bianco e ai piedi i miei sandali, comodi, essenziali e al contempo lussuosi, rasoterra o col tacchetto quando mi va di sentirmi più donna, capace di risplendere nelle notti campane.
E per quando voglio sentirmi originale e diversa, ci pensano le borse patchwork multiuso di Andrea del Guasta, che oltre a vestirmi, mi racconta anche una storia: la sua. Un'esistenza votata alla moda e a servizio delle grandi firme fino alla decisione, sofferta ma coraggiosa, di iniziare un viaggio individuale, per ritrovare se stesso e finalmente la propria strada. Una passione unica che mi ha fatto realmente commuovere. Un designer talentuoso e un uomo dall'animo gentile, che crede ancora nella condivisione delle idee, dell'entusiasmo e del sapere. Il suo sogno è quello di insegnare ai giovani e aiutarli a trovare un percorso nella moda, come nella vita.
E per chi, come me, ha sempre un diavolo per cappello, ci hanno pensato Sogni d'Arte di Adalgisa de Angelis e Atelier Rose Millinery. Raffinate creazioni e i materiali più curiosi (ci sono anche piante, fiori e denim) per sedurre con copricapi un pizzico eccentrici e sempre glamour, adatti a vernissage, occasioni speciali o, semplicemente, quando vi va.
Da femmina quale sono, un po' vanitosa, un po' gazza ladra, sono impazzita per gli stand di gioielli. Ce n'era per tutti i gusti: dai pezzi più barocchi a quelli più minimal, dalle gemme preziose ai materiali innovativi e leggerissimi. E' stato un piacere ritrovare le amiche di Miseria & Nobiltà, che quest'anno hanno dedicato la loro collezione ad un viaggio lussuoso nella natura e nell'entomologia. Insetti si bagnano d'oro e ricoprono di gemme preziose, piume e dettagli ricercati.
Tra le vecchie conoscenze c'è anche Finny's Design, brand della talentuosa Alessandra Vitali, capace di dare vita a creazioni lussuose e uniche partendo da materiali inusuali e intriganti. Le suo collane sono vere e proprie d'arte che non hanno bisogno di presentazione, così come il suo stand, tra i più belli visti a questa edizione, che ha condiviso con l'amica di "I sogni di Lulù": bijoux femminili, leggerissimi e colorati che arrivano subito al cuore di ogni donna.
E poi ci sono due belle scoperte: da una parte Giorgia Vecchiato, i cui gioielli vivono sul dialogo tra passato e presente, tra gusto vintage e contemporaneità. Un minuzioso lavoro di recupero e ricerca che si sposa con un'inventiva davvero originale. Per gioielli moderni ma che hanno una storia da raccontare. Dall'altra parte il minimalismo essenziale di Laura Visentin, che usa materiali semplici per dare vita a creazioni pulite, geometriche e super raffinata. Sono impazzita per i suoi bracciali rigidi, con cui volevo ricoprirmi un braccio, e le sue modelle che si scoprivano preziose su spille e orecchini.
Il sogno è continuato tra complementi d'arredo, musica d'intrattenimento e una dolce merenda a base di macarons offerti da Ladurée. Prima che il sogno terminasse sono volata a Bolzano, dove si perde tra le piume e le borse femminili e deliziose di Escape from. Tra materiali shimmer e preziosi e forse iper femminili, il dettaglio che mi ha colpito è il logo: tre puntini, a significare che il viaggio continua, è una continua scoperta attraverso esperienze meravigliose verso nuove vite.
Un po' come Fashion in Flair, che è un mondo che contiene infiniti mondi, che è un viaggio che non ha fine, che non basterebbe una vita per raccontarlo tutto, ma che continua e chissà dove mi condurrà la prossima volta.
Grazie a Sandra che mi ha voluta ancora nel team di blogger, grazie a Ilaria Mari, a Spin Factory e a L'evento per aver reso tutto perfetto, alla meravigliosa Villa Bottini, che location più magica non si poteva pretendere e ai miei compagni di viaggio, con cui è sempre bello condividere gli "oooh" di stupore.