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Fassina, l’evasione dalla politica

Creato il 26 luglio 2013 da Albertocapece
Le ultime parole famose

Le ultime parole famose

A qualcuno potrà fare impressione che il giovane turco e ormai anche vecchio marpione Fassina, abbia ripercorso il sentiero di Berlusconi, arrivando a giustificare l’evasione fiscale. Ma in realtà se ciò che fino a qualche anno fa scandalizzava una sinistra sempre più sedicente mentre oggi è diventato tema delle strizzatine d’occhio, è del tutto ovvio: é la logica conclusione di un cammino, il risultato finale del vacuo ecumenismo sociale inaugurato dal Pd e cementato dalla totale assenza di politica.

Un ceto politico che vuole rappresentare tutti e finisce col non rappresentare nessuno, un’idea di partito la cui ambizione non è la trasformazione o l’evoluzione della società, ma solo il patchwork di interessi scomposti e sovrapposti , non può che arrivare a difendere l’evasione di fronte agli evasori, la fedeltà fiscale di fronte ai fedeli coatti e in generale arriva alla schizofrenia del consenso.

La mancanza di politica è evidente e non perché Fassina abbia torto marcio quando strizza l’occhio ai commercianti, ma proprio perché in un certo senso ha ragione: la massiccia, sistematica evasione fiscale permessa per oltre quarant’anni ha finito per dar vita a tutta un’economia basata proprio sulla possibilità di nascondere  gran parte del proprio giro d’affari. L’infedeltà fiscale è’ diventata da episodica a strutturale. La miriade di piccole attività, in numero del tutto incongruo rispetto a Paesi comparabili, può vivere solo grazie a questo meccanismo, contribuisce a tenere lunghe le filiere, alti i prezzi e nutre infine  tutta un’economia parassitaria che ricava cifre indecorose dal possesso dei “muri” o dalle intermediazioni opache. L’evasione è moralmente intollerabile, ma non si può nemmeno fingere di voler dire basta dal giorno alla notte dopo aver accettato per mezzo secolo che venissero usati dadi truccati.

E proprio perché Fassina ha ragione che sono ancora più scandalose e disperanti le sue parole: da una situazione così non si esce facendo balenare la “comprensione ” del governo e del Pd, non si esce accennando a “contratti” elettorali anomali e sottobanco. Questo può farlo tranquillamente Berlusconi che ha nell’anomalia la sua ragion d’essere e che lascia dietro di sé le macerie di un Paese, ma è evidente che la soluzione la si può trovare solo attraverso un nuovo patto sociale che con gradualità, ma con decisione raddrizzi le storture del modello italiano. Vale a dire attraverso una politica di respiro e di lungo periodo che riscopra la dignità del lavoro, il senso di cittadinanza e dunque un’etica pubblica, non quella robaccia da fast food o da mensa Caritas priva di senso che ci viene proposta ogni giorno.

Tuttavia questo sembra essere un compito al di fuori delle possibilità di un ceto politico anch’esso ormai parassitario e irresponsabile che cerca il consenso senza tuttavia riuscire a rappresentare altro che i propri interessi di sopravvivenza. Quindi lo stesso soggetto politico recita sia la parte in commedia di sinistra con la teorica lotta senza quartiere all’evasione, peraltro mai realizzata nonostante ve ne siano tutti gli strumenti, sia quella di destra con le strizzate d’occhio. Il tutto per conservare accuratamente lo statu quo ante, cioè facendo quello per cui sono davvero portati: non fare nulla, non pensare nulla.

 


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