“Con Sel alle elezioni, ma con l’Udc al governo”. Il soldato Fassina che fino a qualche tempo fa aveva dato chiari segni di squilibrio arrivando persino a dubitare di Monti e accennando ad elezioni anticipate, adesso è completamente guarito. Lo si vede da ciò che ha detto alla festa democratica del Pd di Torino dove ha sostenuto la necessità di un’alleanza elettorale tra progressisti (tra i quali immagino Letta, Fioroni, Ichino, Madie assortite) per poi confluire in un’alleanza con i moderatamente reazionari di Casini, al fine di governare il Paese.
Finalmente qualcosa di sensato: i progressisti ci diranno cosa farebbero per poi rivelare che non possono farlo a causa dei moderati. Mentre i moderati possono tacere su cosa faranno per occuparsi di cosa farebbero gli altri senza di loro. Tutto finalmente così limpido e chiaro, un gioco ad incastro perfetto o meglio un orologio della politica fermo che segna l’ora esatta solo il giorno delle elezioni. Inutile esprimere la mia gioia di fronte alla rapida e inaspettata uscita del responsabile economia del Pd dalla crisi depressiva: qualcuno lo dava già per perso e scuoteva la testa vedendolo passare. Ma diciamolo oggi ci sono farmaci di nuova generazione contro le nevrosi democratiche.